E chi se lo aspettava?
Giovedì 8 aprile si è tenuta la riunione del CSM per decidere circa il procedimento disciplinare aperto nei confronti del giudice Teresa Casoria.
Dubito che qualcuno si aspettasse da questo evento ciò che ne è sortito.
Chi si aspettava un nulla di fatto, chi un richiamo, chi la censura, ma nessuno, credo, si sarebbe aspettato che il giudice napoletano dicesse alla fine ciò che ha detto, scoperchiando un pentolone maleodorante e altamente nocivo.
La Casoria è stata censurata. Questa è la decisione del CSM, perché secondo loro, è stata un po’ troppo colorita nelle sue espressioni, rivolgendosi ad alcuni colleghi.
Era già sembrato strano che a tale sciocchezza, perché in fondo di ciò si tratta, fosse stata data una così ampia diffusione “esterna”, nel senso che solitamente tali frizioni sul posto di lavoro (ancor di più se si tratta di un tribunale) vengono risolte tra quattro mura, tra Presidente del Tribunale e interessati alla vicenda.
Tradotto: i panni sporchi si lavano in casa.
Invece questa faccenda ha fin da subito assunto un rilievo quanto meno sospetto, sia perché coinvolgeva i due PM di Calciopoli (con tutto il loro bagaglio di tentativi falliti di “far fuori” la Casoria), sia perché mediaticamente si è cominciato a lavorare sulla immagine della giudice napoletana, dipingendola come una mezza pazza, usa a strapazzare colleghi e sottoposti, senza alcun rispetto.
Adesso questa censura dovrebbe, in teoria, non pesare sulla domanda di ricusazione pendente che verrà discussa e decisa il 20 maggio. In teoria…
Sì perché se da un lato le dichiarazioni della Casoria hanno scoperchiato il marcio, dall’altro potrebbero essere il sigillo sul fatto che non sia più lei e presiedere il procedimento su Calciopoli.
Le sue dichiarazioni (riportate da vari giornali e a quelle io mi riferisco) sono a mio avviso devastanti, durissime, gravissime!
Le parole della Casoria sono quelle che ogni italiano che ha a cuore il problema Giustizia vorrebbe sentir dire: “Ho sostenuto l'accusa in processi importantissimi, non avevo alcun interesse in questo processo, il calcio non lo conosco, non tifo per nessuno quindi fare il processo era il mio dovere. Ci si astiene se c'è motivo di farlo perché svolgere i processi è un dovere. Due sentenze della corte d'appello sulle precedenti ricusazioni hanno ribadito che era un dovere andare avanti”.
Tradotto: un funzionario dello Stato che vuole fare il suo dovere.
Ma fin dall’inizio hanno cercato di mettere i bastoni fra le ruote: “La procura di Napoli ha chiesto al presidente del tribunale di fare qualcosa per farmi astenere, la Pandolfi ha reiterato questo invito ma io non avevo nessun motivo per non fare il processo Calciopoli”.
Una richiesta di ricusazione se la era beccata perché aveva rifiutato le parti civili (c’erano persino singoli tifosi che si erano costituiti tali) e lo aveva fatto esclusivamente per permettere che il processo si tenesse!
Se non avesse preso quella decisione il processo di Calciopoli non sarebbe mai finito.
Ma la cosa inquietante è che fin dall’inizio ha subito pressioni per farsi da parte, proprio perché intenzionata semplicemente a fare il suo dovere: “La procura di Napoli ha chiesto al presidente del tribunale di fare qualcosa per farmi astenere, la Pandolfi ha reiterato questo invito ma io non avevo nessun motivo per non fare il processo Calciopoli”. E’ bene ripeterlo.
Chiaro? Fin dall’inizio anche uno dei giudici a latere “premeva” perché mollasse il tutto!
E’ ora chiaro come i PM abbiano impostato fin dall’inizio la loro strategia: cerchiamo di mandare tutto a puttane ammettendo tutte le parti civili, anche i singoli tifosi, in modo che il processo non potrà mai finire.
Ma la Casoria si è messa di mezzo e il processo è iniziato, dimostrando la totale assenza di prove contro gli imputati.
Allora sono iniziati i dissidi interni, le pressioni nei confronti del giudice Casoria che legittimamente ha ritenuto di proseguire.
Ma tutto quello che a noi assidui spettatori delle udienze di Napoli ci sembrava “puzzare” un pochino e che ci chiedevamo (e ci chiediamo…) come fosse possibile che nessuno lo notasse, la Casoria l’ha notato, eccome!
“Devo notare come è stato strumentalizzato in tutti i modi questo procedimento. Il pm Beatrice addirittura si era lamentato perché facevo cominciare il processo troppo in fretta. Quando vennero rigettate le richieste per le parti civili si rischiava la paralisi di Calciopoli perché il pericolo era di avere in udienza come parte civile ogni singolo tifoso di calcio. Invece siamo arrivati alla fine del dibattimento. Piuttosto - ribatte la Casoria - vedo i pm renitenti a fare la requisitoria. Hanno chiesto indagini supplementari e avuto un teste che...»
Li aveva “sgamati” come si dice a Roma! Li aveva capiti fin troppo bene i “Pubblici Misteri”…
Renitenti a fare la requisitoria, e poi quell’accenno finale al test poco attendibile …
Allora non era il tifo che ci accecava. Che i “Pubblici Misteri” si stessero comportando male (per usare un eufemismo) non era una nostra illusione!
Ma il peggio deve ancora venire.
Sì perché tutto questo potrebbe essere stato un piano diabolico dei PM, consci di non avere nulla in mano, per far saltare il banco.
La cosa grave, gravissima, è che i PM sono in buona compagnia, sia perché i due giudici a latere (ricordiamoceli bene questi nomi, questi esempi di virtù professionale…) Francesca Pandolfi e Maria Pia Gualtieri hanno fin da subito sposato le volontà dei PM, sia perché qualcuno ancora più in alto si è dato da fare!
“La Casoria ha riferito i contenuti di una lettera indirizzata dal capo della Procura Giandomenico Lepore al presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi, nella quale, ha affermato, "lo scrive in maniera edulcorata ma il senso è quello", il Procuratore avrebbe lasciato intendere: "Vedi che devi fare per farla astenere". Pressione che hanno portato il presidente Alemi, secondo il magistrato 'incolpato' nel procedimento disciplinare, a chiederle una "dichiarazione scritta di non astensione che non esiste nei codici" ma che lei ha comunque fatto "per cortesia istituzionale nei confronti del capo dell'ufficio" (Virgilio notizie).
Sì, avete letto bene: il capo della Procura Giandomenico Lepore ha scritto al Presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi, facendo pressione affinché la Casoria lasciasse lo scranno da Giudice nel procedimento su Calciopoli!
Di una gravità inaudita!
Si fosse trattato di un giudice corrotto e disonesto, l’avremmo pure capito.
Ma qui si tratta di un signor giudice!
''Dicono l'indipendenza della magistratura. Non possiamo più parlare! C'è solo l'indipendenza dei pubblici ministeri. Il procuratore della Repubblica tiene sotto lo schiaffo il presidente del tribunale'', alludendo a lettere riservate tra Giandomenico Lepore e Carlo Alemi nelle quali si diceva: ''Vedi che devi fare per farla astenere''. La Casoria ha ricordato anche i suoi precedenti: "Io ho fatto processi importantissimi. Cutolo è rimasto in galera da quando l'ho accusato. Aldo Semerari minacciava. Mi dicevano 'i servizi segreti ti tagliano la testa se non dici che Cutolo è pazzo''' (Ju29ro).
La Casoria ha sconfitto la Mafia, ha rischiato la vita per ottemperare al proprio dovere e adesso l’hanno umiliata con un procedimento disciplinare assurdo, teso esclusivamente a toglierla di mezzo dal processo Calciopoli, per far posto ad un altro … “più gradito”.
Temo (e spero…) di essere eccessivo, ma a mio parere la vicenda di oggi è destinata a lasciare grossi segni sul prosieguo di Farsopoli, purtroppo negativi.
Il “nemico” si è dimostrato molto forte, con molti amici in alto e nei posti giusti.
E se qualcuno di Voi avesse avuto modo di leggere “Nel paese dei Moratti” di Giorgio Meletti, capirebbe benissimo cosa intendo ed il motivo per cui il futuro di questa vicenda non appare certo roseo.
Altro che la Mafia …
Il timore è che questa reazione d’orgoglio della Casoria suoni come una resa. E’ come se dicesse: “me ne devo andare? Bene, allora vi porto tutti con me”!
In un paese normale andrebbe pure bene, perché il pentolone scoperchiato lascerebbe libere e visibili le putride esalazioni.
Ma qui siamo in ItaGlia ed estendendo il concetto di Giorgio Meletti dalla Sardegna all’intera nazione, si potrebbe dire “Nel paese dei Moratti”.
Marco Milani (Grimoaldo)
Nessun commento:
Posta un commento