FARSOPOLI

La più grande truffa sportiva e giudiziaria del secolo! Un gruppo di potere senza scrupoli, con l'aiuto di vari personaggi dei CC, della magistratura, dei media, hanno messo in piedi Calciopoli, sbarazzandosi della squadra e della società più forti di sempre. La verità però, piaccia o non piaccia (cit.), è venuta a galla...

venerdì 5 dicembre 2014

Gli Struzzi (Tratto da JU29RO)

Gli struzzi

“Mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi” è un modo di dire molto celebre che indica qualcuno che fa finta di non vedere o di non accorgersi di qualcosa. Gran parte del mondo pallonaro italiano, con codazzi mediatici annessi, è dal 2010 che non vede la luce del sole. Le intercettazioni oggettivamente omesse dagli inquirenti a Napoli sparigliarono clamorosamente le carte e mostrarono la vicenda Farsopoli per come in realtà era sempre stata: i rapporti di Luciano Moggi con i designatori non erano esclusivi (caposaldo della condanna juventina nei processi sportivi del 2006), ma generalizzati ed anzi caldeggiati dalla Figc di allora. In realtà le cose erano già abbastanza chiare senza quelle intercettazioni, bastava buttare un occhio sui ”romanzi auricchiani” (le famigerate informative di reato del processo calciopoli) per rendersene conto.
Ma quelle telefonate fecero crollare definitivamente parecchie certezze e convinzioni dei colpevolisti della prima ora, che si affannarono (e si affannano) a cercare pretesti per far comunque passare il messaggio che i comportamenti di Moggi erano i più gravi, oppure che gli altri dirigenti che telefonavano ai designatori lo facevano solo per difendersi dalla “cupola”, cupola che in base hai fatti non ha mai truccato nessun campionato. Adesso ogni qual volta quelle telefonate tornano alla ribalta mandano in crisi i colpevolisti di cui sopra.
Ad esempio l’altro giorno a Milano si è celebrata una nuova udienza del processo scaturito dalla denuncia per diffamazione promossa da Gianfelice Facchetti nei confronti di Moggi, procedimento di cui avevamo già parlato qui e qui . E, puntualmente, la verità è tornata a galla. Ha testimoniato Paolo Bertini, dicendo ciò che noi sappiamo da tempo e cioè che ricevette una visita dell’allora presidente dell’Inter prima della semifinale di Coppa Italia del 2005 Cagliari-Inter. Entrare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita era proibito, ma Facchetti si spinse addirittura a commentare lo score dell’arbitro toscano con la sua squadra: 4 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte, consigliando neanche troppo velatamente di cercare “di far crescere la casella delle vittorie”.
Dichiarazioni di Bertini che trovano conferma nelle telefonate fatte al designatore Bergamo: Facchetti prima della partita, Bertini dopo. Per chi volesse risentirsele eccole: questa  e questa . Ed è bello vedere ancora una volta come i media che hanno permesso lo scempio del 2006 cadano dalle nuvole a proposito di fatti accertati da anni. E non solo loro. Javier Zanetti, simbolo di “interismo”, interrogato sulla questione durante la stessa udienza non ricorda. Peccato che non ricordi: con la sua testimonianza avrebbe potuto ben supportarei proclami di onestà portati avanti per anni, gli smoking bianchi, gli scudetti di cartone, e l'autoproclamata superiorità morale della più gloriosa squadra d’Italia.
Se Zanetti non ricorda il suo ex presidente non si presenta. Esibisce un certificato medico poiché è malato. Poverino, eppure avrebbe tante cose da spiegare, in primis a Gianfelice Facchetti. Dovrebbe spiegargli infatti perché ha incaricato fior fior di avvocati di andare in tribunale a dire che nella vicenda del dossieraggio Telecom l'Inter era innocente, e casomai a dare l'incarico era stato Facchetti senza aver alcun mandato dalla società. E a proposito di quest’ultimo argomento dovrebbe anche spiegarci come mai ha commissionato al tiger team di Tavaroli ( secondo quanto testimoniato da Tavaroli e Cipriani nel processo Telecom) uno spionaggio illegale su dirigenti, clubs e calciatori di serie A. In seguito s'è scoperto che i principali indagati di calciopoli erano stati dossierati dal Tiger Team. Ma che strana coincidenza vero?  Ma Moratti sta male e non può presentarsi. C’è da sperare che questa malattia non si ripresenti ai primi di Febbraio, quando si terrà la prossima udienza di questo procedimento.
Nel frattempo anche alla Gazzetta non ricordano, infatti presentano il contenuto dell’udienza in un trafiletto striminzito nel quale delle dichiarazioni di Bertini non c’è traccia. Capiamo la crisi, capiamo che si vende poco da qualche anno, ma dal passare dai titoloni a nove colonne al trafiletto striminzito senza soluzione di continuità ce ne passa. Ma in Rcs “nascono interisti”, bisogna in qualche modo “orientare” l’opinione pubblica come ha detto il direttore della rosea Monti. E nel frattempo, dirigenti, ex giocatori, direttori di giornali, giornalisti restano tutti lì, sotto la sabbia come da quattro anni a questa parte. A loro uso e consumo ricordiamo alcuni fatti:

- Le conversazioni con i designatori non erano nè esclusive (li chiamavano tutti), né proibite, sono state rese tali solo dopo Farsopoli, nel 2007;

- Le conversazioni con gli arbitri invece erano proibite già nel 2004 e non c’è una sola telefonata in cui Luciano Moggi parli con un arbitro ad eccezione dei pochi secondi che gli servirono per sbattere il telefono in faccia a Paparesta dopo Reggina-Juve. Facchetti, invece, parlava tranquillamente 
con De Santis e Nucini, ad esempio;

- Era proibito andare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita, non dopo. Anche questa cosa, stando agli atti, Moggi non l’ha mai fatta;

- Non è vero che le conversazioni di Luciano Moggi fossero più gravi di quelle degli altri, è vero semmai il contrario.
Nell’unica telefonata con Bergamo in cui Moggi parla di griglie ("allora vedi che s'era fatta uguale"), si è appurato al processo di Napoli che proprio uguale non s'era fatta, visto che la griglia proposta da Moggi e quella reale non erano affatto eguali. Ma poi la composizione delle griglie era la classica “scoperta dell’acqua calda” considerando le preclusioni del regolamento. Il giornalista Pesciaroli del Corsport ha testimoniato in aula che lui era solito “fare le griglie” con una alta percentuale di successo nell'indovinare la griglia reale.
Per quanto riguarda Facchetti invece, abbiamo una telefonata al designatore dei guardalinee Mazzei al quale sembra suggerire un escamotage per pilotare (pilotare?) il sorteggio per avere Collina nella partita Inter-Juventus e dal quale sa in anticipo di un giorno la coppia di assistenti dell’arbitro. Luciano Moggi ha ricevuto un capo di imputazione per una telefonata in cui dice alla segretaria di conoscere già la terna arbitrale mezz'ora dopo il sorteggio. Poi ci sono le sopracitate telefonate riguardanti Cagliari-Inter di Coppa Italia (vinta dall’Inter) e un’altra in cui Facchetti dice a Bergamo di passare da Moratti perché c’è un “regalino” che lo aspetta. Per carità di patria non parliamo di Meani e del Milan.
Infine:
- Due processi ( I grado ed appello) in cui non sono state esibite prove che il campionato 2004/05 era truccato così come i relativi sorteggi ( a proposito qualcuno ha notizie del DVD scomparso?), mentre il 2005/06 non è mai stato indagato.

Questi alcuni fatti di calciopoli, che 
gli struzzi con la testa sotto la sabbia continuano ad ignorare. Speriamo per loro che prima o poi riescano a tirare la testa fuori dalla sabbia, anche perchè nel lungo periodo rischiano di soffocare.
Da JU29RO

martedì 7 ottobre 2014

Dagli alla Juve
Disgusto è la parola più adatta.
Il dopo partita di Juve Roma ha mostrato, ancora una volta, l’essenza di un popolo che più e più volte non ha mancato di dare prova della propria infima coscienza sociale e della propria pusillanimità.
Potrei argomentare su ogni singolo episodio che ha scatenato l’ira della “vittime predestinate” di un sistema che sistema non è, ma sarebbe come tentare di svuotare l’oceano con un secchiello.
Da anni la Juve è stata scelta, additata e innalzata quale vero problema dello sport italiano, quale mostro nonché burattinaio di un sistema calcio marcio, corrotto, gestito misteriosamente da dietro le quinte, in modo che la vittoria arrida sempre e solo a determinati colori.
Niente di più comodo. Niente di più utile. Niente di più falso ma fruttuoso. Niente di più italiano.
Prendiamo proprio la partita di domenica sera. La Roma ha raggiunto il proprio obiettivo. Ha dichiarato, alla sesta giornata di campionato, che tutto è già deciso.
Ne riparleremo a giugno, quando il campionato finirà e qualunque sarà l’esito della competizione la società giallorossa nulla potrà rimproverarsi.
Vincerà? Bene, lo avrà fatto contro i poteri forti, lottando come solo lei sa fare.
Perderà? Era stato già detto, perché contro la Juve nulla si può.
In un caso o nell’altro starà a posto con la propria coscienza, ma soprattutto con i propri tifosi, i propri investitori, i propri dirigenti.
Un film già visto.
Ci si è evoluti nel tempo. Fino a qualche anno fa si aspettava la fine del campionato per scagliarsi contro i malfattori rei di vincere più degli altri ora, evoluzione della specie, ci si pensa prima, ci si dichiara truffati prima ancora che il campionato prenda davvero avvio, non solo per permettere al proprio vittimismo di esplodere e placare i propri complessi di inferiorità, ma nel becero e truffaldino tentativo di influenzare arbitri e opinione pubblica.
E questo vale per la Roma come per la quasi totalità delle altre squadre, grandi e piccole.
E’ sempre colpa di chi vince, perché chi vince non può essere stato più forte, deve per forza aver rubato.
Lo gridò la Fiorentina, quando per la favorevole congiunzione astrale si trovò a competere per un paio di anni ai vertici della classifica. Lo gridarono il Perugia, la Lazio, l’Inter ma anche la provinciale di turno, la squadra sull’orlo della retrocessione, la squadra che avrebbe  spiccato il volo se la Juve e il suo malefico potere non gli avesse tarpato le ali.
Niente di più facile. Tifoserie intere, dirigenti, giocatori, giornalisti tifosi, tifosi della domenica tutti possono dormire meglio se c’è un orco da additare, un orco che ha portato via con l’inganno la meritata vittoria, che fosse del campionato o di una singola partita.
E’ la storia ad insegnarcelo. La Storia con la S maiuscola e la storia del calcio.
10 maggio 1981: Turone segna il gol a Torino contro la Juve che avrebbe potuto consegnare il campionato alla Roma. Venne annullato. Da allora il tifo anti Juve dei romanisti divenne virulento. Poco importa che nel corso di quella stagione (come riportò un quotidiano di Roma) i giallorossi usufruirono di un numero di errori arbitrali a favore senza i quali sarebbero stati notevolmente dietro i bianconeri.
Poco importa la clamorosa rivelazione di Carlo Sassi, mister moviola, anni dopo, con la quale confessò che la RAI di Roma aveva truccato le immagini per negare un fuorigioco evidente in modo da innalzare il tono delle polemiche.
Conta poco, niente, ci vuole ben altro per abbattere una leggenda che serve maledettamente a tutti i pasdaran anti Juve.
Da allora e ancora di più oggi, l’unico grido è “dagli allo juventino”, panacea di tutti i mali, giustificazione per tutte le sconfitte, unica ed evidente verità da sbattere in prima pagina, sempre e comunque.
Poco importa che nel 1982 la nazionale italiana vinse il mondiale con una squadra fatta di ladri. In quell’occasione non erano ladri, erano l’Italia e su un mondiale non ci sputa mai.
Gli anni passarono. La grande Inter spese una valanga di soldi, inseguendo i sogni e le fantasie di un presidente poco competente, e solo per quello avrebbe voluto e dovuto vincere tutto. Non andò così, perché a Torino, con competenza e lungimiranza anche economica, si tirava su una squadra mondiale restando in attivo a fine anno.
Poco importa che Oriali utilizzasse passaporti falsi tanto da venire condannato in via definitiva a sei mesi di reclusione (patteggiata e sostituita con 21.400 euro di multa) falsando decine di partite e di conseguenza il campionato (http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Inter/Primo_Piano/2006/05_Maggio/25/patteggia.shtml).  
I ladri veri erano gli juventini, queste erano bazzecole. Così come non è contato che la stessa squadra taroccasse i bilanci, vendesse e rivendesse il proprio marchio per ottenere bilanci migliori, si affidasse alle plusvalenze fittizie e che nel 2005-2006 non aveva i requisiti neanche per l’iscrizione al campionato di serie A (http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/sport/calcio/bilanci-inter/bilanci-inter/bilanci-inter.html).
Che volete che sia? Anche l’Inter era ed è una vittima della Juve e questo è quello che più conta.
Ma torniamo alla Roma. Alla sgangherata ricerca di prove inconfutabili della colpevolezza della Juve si parlò di regali agli arbitri e l’intera vicenda finì come al solito: Juve pulita e con la storia dei Rolex regalati agli arbitri da Sensi.
In quegli anni la Juve viaggiava ai vertici, come sempre, chiudendo in attivo i bilanci e progettando (anni luce prima degli altri) uno stadio di proprietà.
Gli altri, giallorossi primi fra tutti, che facevano? Fidejussioni false (http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/06/Calcio_fideiussioni_documenti_delle_false_co_0_030806145.shtml), passaporti ancora più falsi (http://www.repubblica.it/online/campionato/passa/passa/passa.html), senza scomodare vecchie vicende internazionali come quelle dell’arbitro Vautrot.
Solo questo? Macché: la potentissima Juve che tutto controlla, si distrasse un attimo (unica spiegazione plausibile) e ad un passo dal vincere il campionato 2000-01 si vide cambiare le regole in corsa, che neanche nel torneo rionale dei mafiosi si permetterebbero di fare e dal sabato alla domenica si permise a Nakata, altrimenti costretto in tribuna per via della regola sugli extracomunitari, di scendere in campo ed essere decisivo nella partita che consegnò il campionato ai giallorossi (http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Roma_con_Nakata_Assuncao_Sensi_co_10_0105054805.shtml).
Misteri d’oriente ancora irrisolti…
L’Italia rivinse i mondiali nel 2006 e la finale sembrava essere un allenamento della Juve vista la quantità di giocatori bianconeri, in entrambe le squadre, impegnati in campo.
Tutti in strada a festeggiare, perché gli juventini erano sì ladri, ma solo per il campionato. Quando vincevano un mondiale erano italiani, e bravi, a tutti gli effetti.
Calciopoli, che in qualunque altro paese al mondo avrebbe fatto gridare allo scandalo per come è stata condotta ha finora (secondo grado di giudizio) sancito una cosa, da sentenza: tutti campionati furono regolari e nessuna partita fu truccata.
Eppure alla Juve furono tolti due scudetti e fu mandata in B, perché il vero orco, il deus ex machina era Moggi e andava abbattuto. Così fu fatto. Da tale Guido Rossi, commissario straordinario FIGC, ex dirigente dell’Inter che regalò uno degli scudetti, indovinate a chi?
Ora la Juve è tornata a vincere, senza Moggi, ma… non era questione di Moggi. Il calcio non è stato ripulito come si pensava. La Juve ruba sempre e comunque.
Anche perché si drogava. Vero? Il putiferio scatenato anni prima da Zeman sul doping (guarda caso proprio mentre i tifosi giallorossi assediavano Trigoria perché insoddisfatti della squadra) si concluse anch’esso in Tribunale. Juve assolta, e l’unico rilievo che le fu  mosso fu quello di eccessivo possesso di farmaci leciti trovati negli armadietti.
Praticamente niente.
Mi si dirà: sì, però solo alla Juve è stata trovata sta roba. Vero, ma è altrettanto vero che solo alla Juve venne mandata l’ispezione! Nessun’altra squadra fu controllata. Come avrebbero potuto trovare farmaci illeciti alle altre squadre non verificandolo?
Ma come? La detentrice del potere assoluto si manda la Finanza solo a casa sua? Come in tutti gli altri casi sopra descritti, nessuno ha mai risposto a ciò.
E arriviamo ad oggi.
Il presidente del CONI è Giovanni Malagò che ha da poco sostituito Gianni Petrucci (sì, Petrucci, quello che quando un giornalista gli fece notare che la situazione economica della Roma era assai peggiore di quella del Napoli mandato in serie B, rispose che non avrebbero mai punito la Roma per motivi di ordine pubblico…).
Malagò, ultrà giallorosso. Ah, Petrucci era stato persino presidente della Roma per un breve periodo.
Chi è alla guida della Lega Calcio? Un tale Maurizio Beretta, dal 2011 responsabile della struttura Identity and Communications di Unicredit, banca che sino all'agosto 2014 possedeva la maggioranza delle azioni della AS Roma. Conflitto d'interessi? Macché, altre bazzecole. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/12/as-roma-unicredit-si-e-liberata-di-un-altro-pezzo-della-costosa-eredita-di-geronzi/1089304/).
E la Federazione Italiana Giuoco Calcio? Beh, è quella che fino ad oggi ha respinto ogni richiesta avanzata di revisione della truffa di Calciopoli, arrivando a definirsi competente quando bisognava condannare e incompetente quando bisognava rivisitare i fatti.
E il cerchio si chiude. Un cerchio partito dal popolo italiano e dai suoi rappresentanti, accecati dal tifo al punto da presentare interrogazioni parlamentari!
Con il paese che sta colando a picco loro danno sfogo alle proprie frustrazioni sportive.
Concludo dicendo che domenica sera la partita me la sono vista al PC, su di un canale straniero, col commento in inglese.
Nessun allarme lanciato, nessuna isteria, l’hanno definita partita tesa ed equilibrata con vittoria della Juve meritata. Sono dei pazzi? No, semplicemente hanno una cultura sportiva infinitamente superiore alla nostra. Ah… e sono onesti.

Marco Milani



venerdì 14 febbraio 2014

Strane sensazioni...



Bergomi, ex calciatore e attuale telecronista di Sky, in un'intervista ha rivelato che quando uscì Calciopoli capì il motivo di quelle "strane sensazioni" che provava giocando (e perdendo) contro la Juve.

Immaginiamo in quale punto del suo corpo provasse quelle sensazioni.

Ma una cosa ce la dovrebbe comunque spiegare: le sentenze finora emesse sia dalla giustizia sportiva che da quella ordinaria hanno sancito la regolarità dei campionati, di tutte le partite, dei sorteggi e delle direzioni arbitrali e la estraneità della Juventus a qualunque eventuale reato/illecito.
Dunque la Juventus vinse regolarmente quei campionati (ecco perché è pendente una richiesta di risarcimento danni contro la FIGC avanzata dalla Juve per 444 milioni di euro).

Quindi, cosa ha capito il buon Bergomi? In quella testolina quale illuminante pensiero doverebbe aver avuto?

Per dovere di cronaca ricordiamo che la foto postata in evidenza lo ritrae ai tempi del mondiale 1982, vinto al fianco di un branco di malfattori e criminali, dal momento che gran parte della rosa campione del mondo era bianconera.

Lì le "sensazioni strane non ce le aveva?

venerdì 24 gennaio 2014

La migliore battuta della storia!!!



Comunicato ufficiale dell'inter, del 23.1.2014 ore 18,31:

Il Presidente Thohir ha detto: "L'inter si è sempre distinta per integrità e lealtà, questa è la nostra missione: sostenere e continuare tale tradizione".


Inter, integrità e lealtà?






Ma fateci il piacere, prescritti corrotti pregiudicati, falsificatori di bilanci e passaporti, venditori di marchi, intercettatori illegali, delatori da modello 45, bevitori di caffè "corretti", dentimarci e "passi da noi che troverà un regalino".