Dagli
alla Juve
Disgusto è la parola più adatta.
Il dopo partita di Juve Roma ha mostrato,
ancora una volta, l’essenza di un popolo che più e più volte non ha mancato di
dare prova della propria infima coscienza sociale e della propria
pusillanimità.
Potrei argomentare su ogni singolo episodio che
ha scatenato l’ira della “vittime predestinate” di un sistema che sistema non
è, ma sarebbe come tentare di svuotare l’oceano con un secchiello.
Da anni la Juve è stata scelta, additata e
innalzata quale vero problema dello sport italiano, quale mostro nonché
burattinaio di un sistema calcio marcio, corrotto, gestito misteriosamente da
dietro le quinte, in modo che la vittoria arrida sempre e solo a determinati
colori.
Niente di più comodo. Niente di più utile.
Niente di più falso ma fruttuoso. Niente di più italiano.
Prendiamo proprio la partita di domenica sera.
La Roma ha raggiunto il proprio obiettivo. Ha dichiarato, alla sesta giornata
di campionato, che tutto è già deciso.
Ne riparleremo a giugno, quando il campionato
finirà e qualunque sarà l’esito della competizione la società giallorossa nulla
potrà rimproverarsi.
Vincerà? Bene, lo avrà fatto contro i poteri
forti, lottando come solo lei sa fare.
Perderà? Era stato già detto, perché contro la
Juve nulla si può.
In un caso o nell’altro starà a posto con la
propria coscienza, ma soprattutto con i propri tifosi, i propri investitori, i
propri dirigenti.
Un film già visto.
Ci si è evoluti nel tempo. Fino a qualche anno
fa si aspettava la fine del campionato per scagliarsi contro i malfattori rei
di vincere più degli altri ora, evoluzione della specie, ci si pensa prima, ci
si dichiara truffati prima ancora che il campionato prenda davvero avvio, non
solo per permettere al proprio vittimismo di esplodere e placare i propri
complessi di inferiorità, ma nel becero e truffaldino tentativo di influenzare
arbitri e opinione pubblica.
E questo vale per la Roma come per la quasi totalità
delle altre squadre, grandi e piccole.
E’ sempre colpa di chi vince, perché chi vince
non può essere stato più forte, deve per forza aver rubato.
Lo gridò la Fiorentina, quando per la
favorevole congiunzione astrale si trovò a competere per un paio di anni ai vertici
della classifica. Lo gridarono il Perugia, la Lazio, l’Inter ma anche la
provinciale di turno, la squadra sull’orlo della retrocessione, la squadra che
avrebbe spiccato il volo se la Juve e il
suo malefico potere non gli avesse tarpato le ali.
Niente di più facile. Tifoserie intere,
dirigenti, giocatori, giornalisti tifosi, tifosi della domenica tutti possono
dormire meglio se c’è un orco da additare, un orco che ha portato via con l’inganno
la meritata vittoria, che fosse del campionato o di una singola partita.
E’ la storia ad insegnarcelo. La Storia con la
S maiuscola e la storia del calcio.
10 maggio 1981: Turone segna il gol a Torino contro
la Juve che avrebbe potuto consegnare il campionato alla Roma. Venne annullato.
Da allora il tifo anti Juve dei romanisti divenne virulento. Poco importa che
nel corso di quella stagione (come riportò un quotidiano di Roma) i giallorossi
usufruirono di un numero di errori arbitrali a favore senza i quali sarebbero
stati notevolmente dietro i bianconeri.
Poco importa la clamorosa rivelazione di Carlo Sassi,
mister moviola, anni dopo, con la quale confessò che la RAI di Roma aveva
truccato le immagini per negare un fuorigioco evidente in modo da innalzare il
tono delle polemiche.
Conta poco, niente, ci vuole ben altro per
abbattere una leggenda che serve maledettamente a tutti i pasdaran anti Juve.
Da allora e ancora di più oggi, l’unico grido è
“dagli allo juventino”, panacea di tutti i mali, giustificazione per tutte le
sconfitte, unica ed evidente verità da sbattere in prima pagina, sempre e
comunque.
Poco importa che nel 1982 la nazionale italiana
vinse il mondiale con una squadra fatta di ladri. In quell’occasione non erano
ladri, erano l’Italia e su un mondiale non ci sputa mai.
Gli anni passarono. La grande Inter spese una
valanga di soldi, inseguendo i sogni e le fantasie di un presidente poco
competente, e solo per quello avrebbe voluto e dovuto vincere tutto. Non andò
così, perché a Torino, con competenza e lungimiranza anche economica, si tirava
su una squadra mondiale restando in attivo a fine anno.
Poco importa che Oriali utilizzasse passaporti
falsi tanto da venire condannato in via definitiva a sei mesi di reclusione
(patteggiata e sostituita con 21.400 euro di multa) falsando decine di partite
e di conseguenza il campionato (http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Inter/Primo_Piano/2006/05_Maggio/25/patteggia.shtml).
I ladri veri erano gli juventini, queste erano
bazzecole. Così come non è contato che la stessa squadra taroccasse i bilanci,
vendesse e rivendesse il proprio marchio per ottenere bilanci migliori, si
affidasse alle plusvalenze fittizie e che nel 2005-2006 non aveva i requisiti
neanche per l’iscrizione al campionato di serie A (http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/sport/calcio/bilanci-inter/bilanci-inter/bilanci-inter.html).
Che volete che sia? Anche l’Inter era ed è una
vittima della Juve e questo è quello che più conta.
Ma torniamo alla Roma. Alla sgangherata ricerca
di prove inconfutabili della colpevolezza della Juve si parlò di regali agli
arbitri e l’intera vicenda finì come al solito: Juve pulita e con la storia dei
Rolex regalati agli arbitri da Sensi.
In quegli anni la Juve viaggiava ai vertici,
come sempre, chiudendo in attivo i bilanci e progettando (anni luce prima degli
altri) uno stadio di proprietà.
Gli altri, giallorossi primi fra tutti, che
facevano? Fidejussioni false (http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/06/Calcio_fideiussioni_documenti_delle_false_co_0_030806145.shtml),
passaporti ancora più falsi (http://www.repubblica.it/online/campionato/passa/passa/passa.html),
senza scomodare vecchie vicende internazionali come quelle dell’arbitro
Vautrot.
Solo questo? Macché: la potentissima Juve che
tutto controlla, si distrasse un attimo (unica spiegazione plausibile) e ad un
passo dal vincere il campionato 2000-01 si vide cambiare le regole in corsa,
che neanche nel torneo rionale dei mafiosi si permetterebbero di fare e dal
sabato alla domenica si permise a Nakata, altrimenti costretto in tribuna per
via della regola sugli extracomunitari, di scendere in campo ed essere decisivo
nella partita che consegnò il campionato ai giallorossi (http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Roma_con_Nakata_Assuncao_Sensi_co_10_0105054805.shtml).
Misteri d’oriente ancora irrisolti…
L’Italia rivinse i mondiali nel 2006 e la
finale sembrava essere un allenamento della Juve vista la quantità di giocatori
bianconeri, in entrambe le squadre, impegnati in campo.
Tutti in strada a festeggiare, perché gli
juventini erano sì ladri, ma solo per il campionato. Quando vincevano un
mondiale erano italiani, e bravi, a tutti gli effetti.
Calciopoli, che in qualunque altro paese al
mondo avrebbe fatto gridare allo scandalo per come è stata condotta ha finora
(secondo grado di giudizio) sancito una cosa, da sentenza: tutti campionati furono
regolari e nessuna partita fu truccata.
Eppure alla Juve furono tolti due scudetti e fu
mandata in B, perché il vero orco, il deus
ex machina era Moggi e andava abbattuto. Così fu fatto. Da tale Guido
Rossi, commissario straordinario FIGC, ex dirigente dell’Inter che regalò uno degli
scudetti, indovinate a chi?
Ora la Juve è tornata a vincere, senza Moggi,
ma… non era questione di Moggi. Il calcio non è stato ripulito come si pensava.
La Juve ruba sempre e comunque.
Anche perché si drogava. Vero? Il putiferio
scatenato anni prima da Zeman sul doping (guarda caso proprio mentre i tifosi
giallorossi assediavano Trigoria perché insoddisfatti della squadra) si
concluse anch’esso in Tribunale. Juve assolta, e l’unico rilievo che le fu mosso fu quello di eccessivo possesso di farmaci
leciti trovati negli armadietti.
Praticamente niente.
Mi si dirà: sì, però solo alla Juve è stata
trovata sta roba. Vero, ma è altrettanto vero che solo alla Juve venne mandata
l’ispezione! Nessun’altra squadra fu controllata. Come avrebbero potuto trovare
farmaci illeciti alle altre squadre non verificandolo?
Ma come? La detentrice del potere assoluto si
manda la Finanza solo a casa sua? Come in tutti gli altri casi sopra descritti,
nessuno ha mai risposto a ciò.
E arriviamo ad oggi.
Il presidente del CONI è Giovanni Malagò che ha
da poco sostituito Gianni Petrucci (sì, Petrucci, quello che quando un
giornalista gli fece notare che la situazione economica della Roma era assai
peggiore di quella del Napoli mandato in serie B, rispose che non avrebbero mai
punito la Roma per motivi di ordine pubblico…).
Malagò, ultrà giallorosso. Ah, Petrucci era
stato persino presidente della Roma per un breve periodo.
Chi è alla guida della Lega Calcio? Un tale
Maurizio Beretta, dal 2011 responsabile della struttura Identity and Communications di Unicredit, banca che sino all'agosto 2014 possedeva la maggioranza delle azioni della AS Roma. Conflitto d'interessi? Macché, altre bazzecole. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/12/as-roma-unicredit-si-e-liberata-di-un-altro-pezzo-della-costosa-eredita-di-geronzi/1089304/).
E la Federazione Italiana Giuoco Calcio? Beh, è
quella che fino ad oggi ha respinto ogni richiesta avanzata di revisione della
truffa di Calciopoli, arrivando a definirsi competente quando bisognava
condannare e incompetente quando bisognava rivisitare i fatti.
E il cerchio si chiude. Un cerchio partito dal
popolo italiano e dai suoi rappresentanti, accecati dal tifo al punto da
presentare interrogazioni parlamentari!
Con il paese che sta colando a picco loro danno
sfogo alle proprie frustrazioni sportive.
Concludo dicendo che domenica sera la partita
me la sono vista al PC, su di un canale straniero, col commento in inglese.
Nessun allarme lanciato, nessuna isteria, l’hanno
definita partita tesa ed equilibrata con vittoria della Juve meritata. Sono dei
pazzi? No, semplicemente hanno una cultura sportiva infinitamente superiore
alla nostra. Ah… e sono onesti.
Marco Milani
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