FARSOPOLI

La più grande truffa sportiva e giudiziaria del secolo! Un gruppo di potere senza scrupoli, con l'aiuto di vari personaggi dei CC, della magistratura, dei media, hanno messo in piedi Calciopoli, sbarazzandosi della squadra e della società più forti di sempre. La verità però, piaccia o non piaccia (cit.), è venuta a galla...

giovedì 23 giugno 2011

La Newventus...


TORINO, 23 giugno - Il presidente di Exor, John Elkann, ha parlato ai microfoni di Juve Channel. Cosa significa l'aumento di capitale per la società? «Significa che la Juve ha un grande futuro davanti. il piano è ambizioso, è un piano che vuole vedere la Juve protagonista. Questo piano però richiede delle risorse per costruire una squadra più forte. Noi ci sentiamo pronti a sostenere questo percorso».

I TIFOSI 
- I tifosi saranno chiamati a partecipare all'aumento di capitale: «Loro sono parte integrante nel futuro che la Juve ha davanti a sè. Il loro coinvolgimento sarà maggiore. Sarà fatto con tante iniziative che ora sono in cantiere. Lo stadio, che verrà inagurato per la stagione prossima, è proprio il simbolo dell'unione tra loro e la squadra».

TROFEO 
- Platini recentemente ha dichiarato di voler consegnare al più presto un trofeo alla Juve... «Non possiamo deluderlo...», risponde sorridendo Elkann.  (Tratto da Tuttosport)



Queste le parole di Elkann.


Bene, sta per nascere la Newventus.
Sì perché se qualcuno, abbagliato dal nuovo investimento e da nuovi acquisti, deciderà di gettarsi alle spalle il passato (e purtroppo saranno in molti) non potrà titenersi un tifoso della Juventus.
La Juventus è morta nel 2006.
Elkann, uno dei principali artefici di tutto ciò, chiede il sostegno dei tifosi. Ma saranno nuovi tifosi di una nuova squadra.
Noi, vecchi nostalgici, non ce la sentiamo di infondere la stessa passione infusa fino a pochi anni fa, in questo nuovo progetto, nato marcio e ancora maleodorante di tradimento.


Se Farsopoli non sarà cancellata con una dura battaglia, fatta di ricorsi e richiesta danni, la JUVENTUS non esisterà più.
Godetevi pure la Newventus, non è roba per me.


Giustizia per FARSOPOLI!


mercoledì 22 giugno 2011

La storia la fanno i vincitori

La storia la fanno i vincitori.
Non tutti si sono resi conto di questo aspetto, che è tristemente vero.
La “guerra” per la Giustizia è ancora lunga, ma ci troviamo in una di quelle fasi in cui perdere o guadagnare qualche metro risulterà determinante per l’esito dello scontro.
Se risulteremo perdenti, ovvero se la grande truffa di Farsopoli verrà portata a compimento, allora dovremo metterci l’anima in pace, e convincere noi stessi che siamo dei ladri, per l’eternità.
Loro saranno i vincitori e loro scriveranno la storia.
“Per gli sconfitti” dice Giampaolo Pansa nel suo I tre inverni della paura, “neanche una lapide a ricordarli”.
In genere è così, ancor di più in Italia.
Un paio di volte mi sono posto il quesito: come potremmo mai ottenere Giustizia se questo paese, questo popolo sono marci?
A suffragare questo dubbio, nei giorni scorsi ci hanno pensato Abete e Palazzi, per non parlare di Artico.
Il primo lascia sconcertati per la sua incapacità totale, anche nel mettere due parole in fila che diano seppur velatamente l’impressione di una frase compiuta.
E’ sempre, immancabilmente inappropriato. Anche di fronte all’ennesimo insabbiamento della denuncia su Scommessopoli non fa una piega e rimane al suo posto.
Palazzi e Artico sono dei Bohemiens, ahinoi per nulla illuminati dal fuoco sacro dell’arte, ma solo da una  cieca e cantilenante devozione dovuta al padrone. Lui ordina, loro eseguono.
All’orizzonte si intravede la luce dell’Alta Corte del Coni che si era già raccomandata di tener presenti gli avvenimenti e le novità saltate fuori negli ultimi anni.
Soprattutto dopo questa “circolare” il suo giudizio (se mai ci si arriverà) non potrà che essere per noi positivo. Però ci vuole tempo.
Così come a Napoli.
La ricusazione era improbabile prima, ma adesso che quell’altro fulgido esempio di serietà professionale ed equità che risponde al nome di Narducci se ne è andato a fare… l’assessore, lo è ancor di più.
Che senso avrebbe ricusarla se il motivo del contendere non c’è più?
Certo, la ricusazione della Casoria o un verdetto di colpevolezza per Moggi & Co. sarebbero devastanti, ma anche considerando il paese nel quale ci troviamo, mi rimane difficile pensare che tali eventualità possano avverarsi.
Oggi poi, c’è stata l’arringa difensiva della Juventus.
Mi ha lasciato moderatamente soddisfatto, perché tecnicamente l’avvocato Vitiello avrebbe potuto limitarsi a controbattere a chi aveva avanzato richieste risarcitorie e fermarsi lì.
In effetti questo aspetto lo ha curato (sottolineando la non rappresentanza di Moggi), ma ha aggiunto qualche cosa che lascia qualche speranza.
Ha ricordato cosa fosse la Juventus fino a Farsopoli. Ha più volte espresso il dubbio che vi siano stati illeciti sportivi e/o reati nei comportamenti di Moggi.
Ha opportunamente ricordato alcuni aspetto grotteschi della vicenda, come i sorteggi diffusi dall’ANSA prima delle telefonate di Moggi, che erano state un cavallo di battaglia delle accuse.
Ha parlato del fenomeno Auricchio, delle griglie.
Insomma, è entrato nel merito delle accuse ed avrebbe anche potuto evitarlo. Certo, se lo avesse fatto sarebbe stato lampante che la Juve voleva mettere una pietra sopra a tutto.
Però non lo ha fatto. Più avanti capiremo come sono andate le cose, cioè se si è trattato di un po’ di fumo negli occhi oppure se la Juve ha posto le basi per rientrare in possesso di ciò che le è stato rubato nel 2006.
La stampa lazzarona continua a lavorare sporco.
Su Repubblica (gruppo Espresso… quelli del libro nero del calcio… ) il vomitevole Stefano Olivari risparmia i danari dello psicanalista e rovescia tutto il suo odio verso Moggi e la Juve in un articolo che definire osceno è poco (http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/06/17/senza-moggi-si-sta-meglio/).
Per il resto solita solfa, come la dichiarazione pubblica di amore della Gazzetta per l’Inter.
O bella! E che c’era bisogno di una dichiarazione pubblica? Pensavano che non ce ne fossimo accorti?
Torniamo a Napoli.
Trofino chiuderà la stagione a metà luglio, poi si riprenderà a settembre con il bravissimo Prioreschi.
E poi vedremo. Con una sentenza di assoluzione piena avremo le basi per qualunque strategia.
La FIGC la avremo in pugno, così come tutti i partecipanti alla truffa del secolo.
Come detto mille volte sarà solo questione di volontà, ma se davvero ci si muoverà per bene, i punti incassati ora torneranno utili.
E questo paese sarà un po’ meno marcio…

Marco Milani (Grimoaldo)






martedì 21 giugno 2011

Bellissimo articolo di Andrea Scanzi da "Il Fatto Quotidiano"





18 giugno 2011

L’Inter e la “sindrome della sfigata compiaciuta”

Dopo anni di successi, torna la maledizione dello "splendido perdente". Leonardo se ne va, Bielsa dice no, si spera in Mihajlovic
“Diamogli l’Inter, così non farà troppo danni”. La vulgata secondo cui la famiglia Moratti, tra le più facoltose d’Italia, confinò il non troppo talentuoso Massimo alla prescindibile gestione del giocattolino nerazzurro, è sempre circolata. Torna di moda,ammesso che sia mai passata, ora che l’Inter sembra una volta di più la Pora Camilla: tutti la vogliono, nessuno la piglia. Leonardo andrà al Paris Saint Germain come Direttore generale, lasciando la panchina vacante. Gli allenatori dovrebbero litigare per sedercisi, ma Moratti sta collezionando un’avvilente serie di no (anche se lui smentisce). Su tutti quello di Marcelo “Loco” Bielsa, ex ct di Argentina e Cile, tratteggiato dalla stampa italiana come un mezzo matto che ha beneficiato della legge Basaglia.

Per la cronaca, Bielsa ha preferito all’Inter l’Athletic Bilbao, che non vince nulla dal governo Rumor.
 Si segnalano, tra i possibili rifiuti, quelli di Ancelotti e Capello. Restano, tra i papabili, Gasperini, Mihajlovic (il favorito) e Delio Rossi. Non esattamente gli Einstein della tattica. L’Inter, dopo Calciopoli, ha vinto tutto. Anche in un anno debole come la scorsa stagione, può vantare un piccolo triplete. Eppure la Sindrome da Sfigata Compiaciuta, che si vanta degli errori come un Paperino puerilmente narciso, non è stata fugata. Per la famiglia Moratti è periodo di slavine. L’ex sindaco di Milano, Letizia Brichetto in Moratti, moglie del fratello maggiore di Massimo (Gianmarco), ha perso le ultime amministrative zimbellata da tutta Italia (Red Ronnie escluso). Bedy Moratti, ex attrice e sorella maggiore, soffre per le sorti della Beneamata mostrando ciclicamente la pettinatura bicolor a Quelli che il calcio.

Nel mezzo, solo contro tutti, unico onesto (autoproclamatosi tale) in un mondo di ladri, Massimo Moratti. Nato nel 1945, presidente dell’Inter dal 1995, dimessosi due volte per depressioni varie e puntualmente tornato. Coniugato con Emilia Bossi, attivista ambientalista. Emblema del Presidente Buono, santino a uso e consumo di una gauche caviar secondo la quale anche la sua ingenuità è testimonianza di venerabile immacolatezza (e giù, retorica come se piovesse). Fino al 2006, Moratti ha sbagliato tutto. Il Luther Blissett dei presidenti. Solo lui poteva coprire di soldi la foca monaca Recoba, solo lui poteva acquistare i Caio e i Rambert, solo lui poteva sperperare un patrimonio che ne basterebbe la metà per risanare il Belize. Solo lui poteva esonerare più allenatori di Zamparini.

Grazie a Calciopoli ha collezionato scudetti e una Champions League, emulando il padre Angelo e senza mai dismettere le vesti curiali del Sognatore Integerrimo. Eventuali inciampi oscuri – Passaportopoli, ruolo di Telecom e Tronchetti Provera, pedinamenti di giocatori – vanno generosamente derubricati alla voce “facezie”. La carriera di Moratti Il Buono può essere divisa in due fasi. La prima antecedente a Calciopoli, lo vedeva divinizzato da chi si accontentava della caricatura del beautiful loser: Moratti perdeva e quindi veniva amato.

Anzitutto dai tifosi illustri, dagli intertristi Serra e Severgnini, Vecchioni e affini. Più sbagliava e più si mitizzava, secondo un’antica usanza snobistica sinistrorsa. Moratti era il contraltare politico di Berlusconi, il Don Chisciotte della pelota, anche se il protagonista di Cervantes non veniva esattamente da una stirpe di petrolieri e non risulta sia mai stato amministratoredelegato di un’azienda (Saras) che il 26 maggio 2009 ha visto morire tre operai durante “banali” operazioni di manutenzione. In quegli anni, precisamente nel 2004, la casa editrice Limina pubblicò un volumetto esilarante, Minimo Moratti, in cui si ripercorrevano tutti i disastri del presidente. L’opera, a conferma che i Buoni accettino poco cristianamente le critiche, non era firmata per timore di ripercussioni. Gli autori si celavano dietro i nick sarcastici “Roberto Carli” e “Ronaldo Crespi”, come i firmatari della biografia di Moggi – Lucky Luciano, Kaos edizioni – preferirono nascondersi dietro gli pseudonimi “Ala Sinistra, Mezzala Destra”. La seconda fase è quella dei Trionfi. Dura da cinque anni, ma non è bastata a cancellare il passato tafazzista.

Ecco perché nessuno, oggi, vuole andare all’Inter: non solo perché la squadra è “pazza” per antonomasia e inno societario, ma perché tutti conoscono l’agire masochisticamente insondabile del Padrone. La competenza non lo ha mai intaccato e la sadica Nonciclopedia lo sbertuccia impietosamente, definendolo “presidente della Banda degli Onesti”, “boss della Serie A succeduto a Luciano Moggi” e “Denti Marci”, per quella fiera allergia alla detartrasi che rimanda al Giuliano Ferrara di Radio Londra.

È come se, per un miracoloso effetto di osmosi inversa, l’Inter vincesse nonostante lui. Per alzare qualche trofeo, Moratti ha dovuto sperare nella magistratura (Calciopoli), affidarsi a un allenatore che detestava (Mancini) e consegnare il giocattolo a un uomo che non gli somigliava in nulla: supponente, carismatico, arguto, polemico, furbo, vincente. Ovvero Mourinho, ovvero la Nemesi. Moratti vive nel paradosso frustrante di dover violentare se stesso per continuare la scia di successi. È un sognatore didascalico costretto a barattare le utopie infantili con dosi massicce di real politik. Corteggia tutti, ma nessuno lo vuole. E trionfa solo quando non si comporta da Moratti: quando agisce suo malgrado. Avrebbe un futuro come prossimo leader del Partito democratico.

martedì 7 giugno 2011

Il cerchio si chiude...


Bingo!
Il cerchio si è chiuso. Mancava solo lui ed adesso è arrivato!
Il magistrato salito alla ribalta per le sue inchieste sfociate sempre in buchi nell'acqua, era l'ultimo della combriccola formata dai vari Travaglio, Narducci, Palamara, Lepore, eccetera a mancare.
Ed ecco che nel finale arriva il colpo di scena.
De Magistris si mette alla pari coi suoi colleghi e rilascia la dichiarazione per cui Napoli dovrà crescere anche nel calcio e non fare come la Juve di Moggi che rubava le partite! 
Benvenuto anche a lui nella combriccola di coloro che, spalleggiati dai media, voglio cristallizzare la situazione al 2006, come se nulla fosse uscito fuori.
E guarda caso il prode De Magistris chiama Narducci a fare l'assessore e niente meno che Auricchio, il Tenente Colonnello dei CC che gestì le indagini sulla Juve che sfociarono in Farsopoli.
Ora tutto torna.
Se non ci fosse da aver paura di questa gente mi farei una grassa risata.
Ah, cominciamo ad abituarci a frasi come quelle di De Magistris, perché se nulla si farà per  ristabilire la Verità, saremo costretti a sentircele dire per il resto della nostra vita.

PS De Magistris è il grande fustigatore che è ricorso tre volte alla immunità da parlamentare europeo e per ben due volte è stato assolto dalla accusa di abuso di ufficio perché a decidere su di lui era la cognata di Michele Santoro...
Come dicevo, tutto torna...

TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE...





Non finiamo mai di stupirci, è vero?
Dal 2006 ad oggi ne abbiamo viste tante che a raccontarle neanche ci si crede; eppure ogni giorno ci troviamo di fronte a nuovi incredibili e mirabolanti avvenimenti, tali da lasciarci (quasi…) senza parole.
L’altro giorno ha dato il via alla settimana delle idiozie uno degli aficionados di questa categoria, il geniale Giancarlo Abete, presidente della FIGC.
Abete ha sottolineato che all'epoca di Calciopoli, nel 2006, la giustizia sportiva chiuse tutto entro due mesi. "La tempestivita' e' necessaria - ha aggiunto il presidente - per consentire la definizione degli organici".
Solo per l’aver espresso questo concetto andrebbe interdetto da ogni ufficio pubblico ed espulso come persona non gradita.
Ciò che importa non è la Giustizia, quella vera, ma la tempestività con la quale lo “stato sovrano e inalienabile” che è diventata oramai la FIGC, raggiunge il verdetto.
Pol Pot nella illuminatissima Cambogia degli anni ’70, ragionava grosso modo alla stessa maniera; e sterminò oltre due milioni di persone.
Signor Abete, che lei ignori tutto ciò che è emerso negli ultimi due anni lo capisco, non a caso è la stessa identica litania che ci propinano gli altri suoi sodali ovvero Palazzi, Narducci, Petrucci, Moratti, la Gazzetta, eccetera.
Si è pianificato di seguire questa linea e tutti insieme appassionatamente, paraocchi ben fissati alle tempie, andate avanti ripetendo che nulla si è sbagliato fino ad oggi.
Avendo a disposizione i media e due terzi della popolazione che se ne fotte della Giustizia perché “se la Juve la cancellano io godo”, puntate dritto finché gli anni si accatasteranno l’uno sopra l’altro nella speranza che la Nuova e simpaticissima Juve distolga i tifosi da vecchie questioni ormai risolte.
Sappiate che ciò non avverrà mai.
Anche nel 2006 siete intervenuti tempestivamente, ma i mandanti di Farsopoli evidentemente ancora non si fidavano (e come dargli torto?) delle vostre capacità e preferirono metterci un “uomo fidato” al tavolo dei bottoni.
Guido Rossi eseguì e se ne tornò nell’ombra.
Che tempestività allora! In pochi giorni distruggeste la Juve, la sua storia, la sua reputazione.
Ora sappiamo che eravamo innocenti e che “gli altri” giocavano sporco, ma tanto sporco.
Ecco perché non è ammissibile che si conceda anche un solo centimetro a chi chiede Giustizia. Ammettere anche una sola delle responsabilità che altri dirigenti (di altre squadre  e della FIGC) avevano nell’affare Farsopoli significherebbe aprire una minuscola crepa nella diga eretta per tenere a freno la verità.
E i crolli nascono proprio da crepe piccolissime.
La cosa triste, per questo malsano paese non solo per gli juventini, è che lo schieramento di forze è davvero trasversale e compatto.
Magistrati, giornalisti, dirigenti, politici, carabinieri, procuratori capo, tutti responsabili in egual misura, tutti arruolati in questa vergognosa crociata: “DEUS LO VOLT!” ha gridato Moratti.
Oggi abbiamo ascoltato anche la dichiarazione di quel limpido esempio di lealtà che risponde al nome di Giandomenico Lepore, Procuratore Capo di Napoli, sì proprio lui, quello che pressava con lettere il Presidente del Tribunale di Napoli affinché costringesse il giudice Casoria a dimettersi dal processo Calciopoli, in quanto a “loro” non gradito…
Che pezzo d’uomo! Beh, lui, sapete cosa ha detto a chi gli chiedeva del nuovo scandalo scommesse?
“Ci stiamo imbattendo in una Calciopoli2”!
Anche per lui siamo rimasti fermi al 2006. Anche per lui le assurde sanzioni comminate alla Juve allora fanno fede e chi se ne frega di quello che è uscito fuori, chi se ne frega che il suo pupillo Narducci ha chiesto pene esigue (che è tantissimo non avendo commesso il fatto…) e ben due sentenze hanno sancito che l’associazione a delinquere non esisteva.
E questo signore è un Procuratore Capo!
Visti gli exploit dei colleghi Palazzi ha reclamato il ruolo di protagonista.
Oggi c’era l’udienza per la radiazione di Moggi e Palazzi ha dato il meglio di sé. Per carità, nessuna novità, si è limitato a ripetere la filastrocca: la condanna fu giusta, perché fu provata la colpevolezza.
La colpevolezza consisteva nell’avere rapporti esclusivi coi designatori, lo disse la sentenza e lo sancì la Gazzetta. Più di questo!
Non si possono portare prove nuove e lo stesso procedimento dimostra questo…” dice Palazzi.
E ci credo che lo dice: a Napoli è stata messa agli atti la circolare della FIGC che invitava i designatori ad intrattenere rapporti coi dirigenti delle squadre in modo da evitare o comunque attutire i contrasti.
Quindi non era illecito, era richiesto dalla FIGC.
E poi l’esclusività: a Napoli è emerso che in tanti se non tutti avevano rapporti più o meno intimi coi designatori. Milan, Inter, Parma facevano anche di peggio.
Facchetti i rapporti li aveva direttamente con gli arbitri! Ci credo che Palazzi non vuole considerare le nuove prove!
Come i compari, tutto deve restare fermo al 2006!
E l’altra perla?
La riassumo: Moggi fu squalificato per cinque anni. In questo lasso di tempo non ha chiesto la grazia (possibile dopo metà pena), quindi ciò significa che era consapevole della sua colpevolezza.
E questo è un procuratore federale…
Io innocente mi devo dichiarare colpevole per ottenere la grazia?
E se anche l’avesse fatto? Saremmo arrivati ad oggi per vederlo radiato a vita, perché l’ha detto Palazzi stesso che non c’è nulla di strano nel radiarlo a distanza di cinque anni…
E questa gente sarebbe la “classe dirigente” del paese, quella che amministra la giustizia e garantisce l’eguale trattamento dei cittadini?
La sentenza, ha detto il giudice Artico, sarà resa nei tempi della giustizia sportiva.
Sì, ma quali? Quelli usati per cancellare la Juve o quelli impiegati per accorgersi della porcata commessa e elencati nell’esposto della Juve (nel cassetto da più di un anno…)?
Io resto del mio parere: comunque andrà la vicenda, che radino o no Moggi,  la strada è una sola.
Questa accozzaglia di disonesti va perseguita con tutta la forza possibile!
Bisognerà rivolgersi ai tribunali internazionali perché se in Italia vincerà la volontà di ratificare Farsopoli, solo lì potremo ottenere giustizia.
Certo, Moggi vuole dare battaglia e lo farà. Ma la Juve? Andrea Agnelli?
Il tempo sta ormai esaurendosi, la sentenza (e la possibile ricusazione della Casoria) è ormai vicina.
In quel momento non sarà più sufficiente vigilare, bisognerà muoversi.
La speranza ancora ce l’ho, ma la ragione mi dice che la Juve non farà niente. Troppi segnali negativi.
La FIAT ha segnato il destino della Juve (operazione simpatia, ecc.) ed oggi che è tornata in salute non credo che vorrà suicidarsi.
E’ appena diventata sponsor della nazionale italiana di calcio, biglietto da visita della Federazione.
Che tempismo… proprio ora che ci sarebbe stato da menar giù botte da orbi gli vanno a dare palate di soldi…
Bah, vedremo, ormai è questione di poche settimane.
Poche settimane e sapremo se alla carovana già citata, ovvero Abete, Palazzi, Narducci, Moratti, Tronchetti Provera, Rossi, Prodi, Melandri, Lepore, Palamara, Berlusconi, Monti, Palombo, eccetera, dovremo aggiungere anche il nome di Andrea Agnelli.


Marco Milani (Grimoaldo)