FARSOPOLI

La più grande truffa sportiva e giudiziaria del secolo! Un gruppo di potere senza scrupoli, con l'aiuto di vari personaggi dei CC, della magistratura, dei media, hanno messo in piedi Calciopoli, sbarazzandosi della squadra e della società più forti di sempre. La verità però, piaccia o non piaccia (cit.), è venuta a galla...

domenica 6 novembre 2011

Cari interisti...



Cari interisti, in questi ultimi giorni mi sono dedicato a cercare di comprendere meglio il motivo di tanta cieca ottusità e l’ho fatto con voglia di capire, senza malizia, senza alcuna velleità di vendetta.
Sì perché, per quanto una fede calcistica possa ottenebrare la mente, si è pur sempre degli esseri pensanti, dotati di raziocinio, che magari il giorno dopo vanno a votare, scegliendo (anche loro) le sorti di un paese.
Mica robetta!
Il  tifo può velare la vista in un attimo particolare, quando un maldestro giocatore della propria squadra calcia alle stelle un pallone a un metro dalla porta, ma è un momento… appunto.
Oppure può accadere nel bel mezzo di una discussione infuocata, ma poi si torna a casa, ci si calma e si recuperano le facoltà mentali. Di solito.
Qua l’affare è ben diverso.
Nel 2006 scoppia Farsopoli, ma allora anche molti juventini (ahime) crederono alle bugie riportate su tutte le prime pagine e come notizia di apertura di tutti i telegiornali.
Possedendo/gestendo i media ci vuole poco.
Ma nei mesi successivi di novità sconvolgenti ne sono uscite fuori tante. Perché ancora oggi, cari interisti, vi ostinate a tapparvi le orecchie e sbattete i piedi a terra cantilenando ad alta voce per non prenderne atto?
La risposta l’ho trovata e fondamentalmente è una duplice risposta.
Prima: l’homo italicus è notoriamente “dietrologo” nel senso che è sempre colpa di qualcun altro; che “chissà chi c’è dietro” oppure “in alto non vogliono” e così via.
L’interista rappresenta l’elite di questa specie.
Anche se potreste non crederci, lo dico senza nessuna ironia.
Il calcio è senza dubbio l’interesse che maggiormente coinvolge gli italiani e li coinvolge a tal punto che spesso e volentieri diviene l’interesse supremo, che sovrasta ogni altra cosa.
Se all’estero questa cosa è riscontrabile in sparute minoranze, in Italia riguarda invece una larga fetta della popolazione.
Pertanto, dopo decenni e decenni in cui la costante è stata una squadra con la maglia a strisce bianconere sempre lassù, magari non sempre prima ma comunque ogni anno immancabilmente lassù a giocarsela, era inevitabile che sorgesse spontanea la granitica certezza nei soliti perdenti, di un qualcosa di subdolo e malefico che si annidava e si annida sottotraccia e che non ha mai permesso loro di vincere come meritavano.
Tale convinzione è penetrata profondamente negli animi degli antijuventini tanto da divenire verità sacra, nel loro intimo.
Una per volta varie squadre si sono affacciate ai vertici del campionato (frutto di un paio di stagioni fortunate)e uscite sconfitte dalla squadra che lassù ci vive, non hanno saputo darsi altra spiegazione se non che “gliela avevano rubata”.
Mi ricordo il Vicenza, il Perugia, la Fiorentina, il Verona, la Roma, e così via.
L’homo italicus è giunto pertanto ad una conclusione: “dopo tanti anni arrivo lassù una volta e invece di vincere io, vincono sempre gli stessi, i soliti… qualcosa non va, hanno ragione quelli che dicono che c’è del marcio…”.
L’elite nerazzurra è andata oltre: “noi, grande e gloriosa squadra, dovremmo vincere come loro, invece no. Come mai? Rubano, facile”.
Ecco perché, nell’animo di milioni di italiani una sorta di vigliaccheria mista ad antisportività si è allocata stabilmente, accettando come spiegazione ai propri annosi fallimenti, il fatto che un avversario semplicemente più forte (come società, dirigenza, giocatori, allenatori) non vinceva perché tale, ma perché corrotto e corruttore.
Comodo, no? Io incapace? Disorganizzato? Inferiore? Assolutamente no! Io dovevo vincere ma la Juve ha rubato.
Ecco, moltiplicate questo meschino atteggiamento per decenni e decenni e si arriva dritti dritti al 2006, quando sulla scena irrompono personaggi senza scrupoli, non vogliosi di far trionfare la verità (non gli conveniva…), ma di crearne una parallela, falsa ma credibile (se supportata da media, magistrati, politici, finanzieri, eccetera…).
Ma torniamo all’homo italicus.
In questo senso il suo atteggiamento è comprensibile (non condivisibile).
Una vigliaccheria insita nel proprio animo di atavica memoria li ha portati, ancora oggi (!) a non considerare la realtà, ormai chiara come il sole, ma a barricarsi dietro la loro cieca ottusità, per cui, in soldoni, il loro discorso è: “vi abbiamo fregato nel 2006; siamo riusciti a far dichiarare dalla FIGC che rubavate; vale quello e tutto ciò che è uscito fuori dopo non conta”.
Vigliaccheria, pusillanimità, meschinità, nulla di più, di questo si tratta.
E veniamo alla seconda risposta che mi sono dato e che non riguarda tutti gli interisti, ma una gran parte.
La disonestà.
Una parte di loro è autenticamente ottusa e cieca, ha preso come oro colato la truffa del 2006 e non ha voglia/interesse di sapere altro.
Ma c’è l’altra parte, assai numerosa, quella dei disonesti, coscienti di esserlo ma ancora fiduciosi che giudici amici, giornali compiacenti, televisioni servili, magistrati “solerti”, forze dell’ordine “distratte”, possano aiutare la causa.
Sono tanti e la cosa che rattrista maggiormente è che quasi tutti i vip ne fanno parte.
Più sono famosi e importanti e più si accaniscono.
Ultimo in ordine di tempo Gianni Riotta, giornalista che ha bazzicato un po’ tutti i giornali e i telegiornali del globo terracqueo e che ha rilasciato una intervista ad un sito interista, rimestando nel torbido, rivendicando lo scudo del 2006, rinfocolando gli animi già esasperati.
31 ottobre 2011! Riotta rivendica lo scudetto mentre negli stessi giorni la Plateo testimoniava nel processo Telecom circa lo spionaggio illegale ordinato da Moratti e Tronchetti Provera…
Come definirla se non disonestà?
Irresponsabile disonestà, perché così scalda gli animi, prepara gli interisti alla sommossa allorché, inevitabilmente, i giudici di tutti i procedimenti in corso diranno la stessa cosa:
a rubare era l’inter, i suoi dirigenti hanno ordito un complotto illegale basato su intercettazioni illegali, avvalendosi di aiuti altrettanto illegali, di forze dell’ordine, magistrati, stampa e politici.
In fondo si è trattato di una storia tipicamente italiana, basata sulla cieca ottusità, sulla vigliaccheria e sulla disonestà. Ecco perché c’è l’inter come protagonista.

Grimoaldo  

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