Per la prima volta quell'ansia sottile e profonda che si insinuava sin dal prepartita non mi ha fatto visita e con l'avvicinarsi del kick off la respirazione è rimasta normale, tranquilla.
Mai successo nella mia storia quarantennale di juventino.
Durante la partita ho imprecato e gioito nella norma e, alla fine, nulla più che un lieve disappunto senza alcuna esagerazione. Com'è possibile?
L'ho capito proprio mentre guardavo la Juve giocare. Ero sazio, soddisfatto, grato ai bianconeri per la meravigliosa stagione conclusasi con la finalissima di Champions, il top del top del calcio mondiale.
Certo, avremmo anche potuto vincerla e le occasioni le abbiamo avute ma loro erano davvero forti, stellari come dice qualcuno e lo hanno dimostrato.
Il dio del calcio ci ha guardato con benevolenza, eccome. Loro sono partiti a mille e chiudere il primo tempo solo 0 a 1 contro quei mostri non è stato facile.
Nella ripresa il dio del pallone ha deciso di premiarci, dandoci la possibilità di vincere la coppa. Abbiamo pareggiato e per un quarto d'ora li abbiamo avuti in pugno, disorientati e feriti.
Lì, avremmo dovuto segnare, dargli il colpo di grazia e poi aspettarli nella nostra tre quarti.
Invece non lo abbiamo fatto. E non si tiri in ballo il rigore. Dovevamo buttarla dentro da noi e basta, senza recriminare sulle sciocchezze. Non lo abbiamo fatto, ripeto, e lì, il dio del calcio ci ha sorriso bonariamente ed ha richiuso le imposte della sua finestrella dalla quale stava osservando la partita.
Il resto è noto. Quei mostri hanno chiuso la pratica com'era giusto che fosse.
Perché abbatterci? E' stato un episodio, conquisteremo altre finali; a quei ragazzi, mister compreso, possiamo solo dire grazie.
Cosa mi ricorderò in futuro? Beh, di certo la mia serata fantozziana. Pur non essendo superstizioso avevo cambiato tre o quattro posizioni sperando nel pareggio. Avevo fumato il sigaro. Niente! Poi, poco prima del decimo minuto mi apro un sacchetto enorme di pistacchi. Non faccio in tempo a mangiarne un paio e Morata pareggia. Come Fantozzi con la sua famosissima e gasatissima acqua Bertier continuo a mangiarne e mi finisco il pacco. Niente, neanche questo è servito...
E ora? Intanto gustiamoci il vagone di milioni che abbiamo intascato quest'anno, ampliamo il gap tra noi e le altre squadre italiane e riproviamoci. Semplice.
Siamo la Juve.
Ah , un'ultima nota, gli sfottò. Alcuni divertenti, accettabilissimi, doverosi, altri meno.
Arrabbiarsi? E perché? Non so voi, ma io godo da morire quando 'sti "uomini tutti d'un pezzo" sono costretti a tifare altre squadre (squadre vere, mica come le loro) per poter "vincere" un pochino.
Sono anche masochisti oltretutto. Più la Juve vince in Europa e più l'Italia guadagna punti nella graduatoria UEFA ottenendo di conseguenza più posti per le coppe europee.
Squadre come Palermo, Inter, Empoli, Napoli, Roma, Samp, Torino, Chievo, come quasi ogni anno si contenderanno quei posti a ridosso tra zona UEFA e salvezza e sarebbero proprio loro a beneficiare maggiormente di un posto in più in Champions o in Europa League...
Affari loro. Come diceva Totò: "Vuole così"...
MM
FARSOPOLI
La più grande truffa sportiva e giudiziaria del secolo! Un gruppo di potere senza scrupoli, con l'aiuto di vari personaggi dei CC, della magistratura, dei media, hanno messo in piedi Calciopoli, sbarazzandosi della squadra e della società più forti di sempre. La verità però, piaccia o non piaccia (cit.), è venuta a galla...
domenica 7 giugno 2015
martedì 24 marzo 2015
Farsopoli: the end.
E finalmente ci siamo arrivati. Dopo nove
lunghissimi anni si è giunti all’ultimo atto di una vicenda che ha davvero del
paradossale per come è iniziata, per come è stata condotta da parte degli
inquirenti e, ultimo ma non ultimo, per come è stata gestita dalla giustizia.
Per anni abbiamo scritto di intercettazioni
nascoste, di media complici nel cavalcare il sentimento popolare indirizzandolo
con scientifica precisione; ma la cosa che più ferisce e umilia è che lo Stato,
la Repubblica nella quale viviamo ha, per mezzo dei suoi giudici, scelto la via
più comoda per mettere alla gogna e condannare qualcuno che il sistema non
gradiva.
Non lo gradiva non per una criminosa gestione
della propria attività ma perché troppo bravo, troppo avanti coi tempi, in grado
di dominare un sistema calcio che non è più “dare quattro calci al pallone” ma
è oramai un giro di miliardi.
Sì perché alla fine di questo si è trattato.
Non staremo qui a ripetere di intercettazioni
occultate, testimoni ignorati, connubi illeciti tra dirigenti di altre squadre
e arbitri, di filmati che spariscono dal Tribunale di Napoli, di false
testimonianze, e così via.
Qui si deve parlare di sentenze, perché alle
sentenze siamo arrivati, quelle definitive.
E allora, vediamo cosa è oramai ufficialmente
acclarato dalla giustizia italiana riguardo lo scandalo definito Calciopoli da
alcuni, Farsopoli da altri.
Sin dal primo grado la Juventus, in quanto
società, è stata definita estranea ad ogni addebito, decisione ribadita in
secondo grado e poi in Cassazione.
Giusto o ingiusto che sia la Juve è fuori,
pulita, immacolata, lo dice un giudice della Repubblica.
Il ricorso al TAR della Juve con conseguente
richiesta di pagamento danni per 443 milioni di euro alla FIGC resta pertanto
più che possibile. Basta volerlo.
Della mole di imputati chiamati a rispondere
dei propri delitti dai PM nel 2006 la quasi totalità è stata ritenuta, nei vari
gradi, innocente.
Si era parlato di un Moloch costruito da Moggi
in grado di controllare tutto il calcio italiano: oggi si scopre che sono
rimasti praticamente in tre (senza contare Racalbuto sodale a fine carriera che
arbitrò Roma-Juve e per questo fu incriminato).
Cosa avrebbero fatto questi tre (Moggi, Giraudo
e De Santis)? Difficile capirlo fino in fondo, dal momento che le stesse
sentenze, persino quella sportiva che ha tolto due scudetti alla Juve
mandandola in serie B, hanno sancito la regolarità di tutti i campionati, di
tutte le partite, dei sorteggi!
La legge ha detto che ogni singolo minuto di
ogni singola partita è stato regolare.
Qual è quindi il crimine commesso? Aver provato
(dal momento che di effetti non ce ne sono stati) a controllare il calcio
italiano creando una struttura illecita che soggiogasse i vertici federali e
arbitrali.
Cosa ci dicono le carte? Che a fare ciò furono
Moggi, Giraudo e De Santis. Punto. Come hanno fatto da soli? Non è dato sapere.
Prendiamo ad esempio Giraudo. Il capo
d’imputazione che lo aveva condotto alla condanna è stato quello relativo alla
partita Udinese-Brescia dove, grazie alla presunta compiacenza dell’arbitro,
furono ammoniti tre giocatori udinesi che non erano diffidati e quindi giocarono
poi la settimana successiva contro la Juve. Chi era l’arbitro? Dattilo. Che
fine ha fatto Dattilo? Assolto.
E De Santis, il sodale principale della cricca?
Condannato per due partite: Fiorentina-Bologna e Lecce-Parma. Della Juve
neanche l’ombra, quindi lo schiavo di Moggi e Giraudo si è beccato quasi due
anni perché corrotto dal duo bianconero non per aiutare la Juve ma per aiutare
Fiorentina e Lecce!
E tutti gli sforzi, immani, del duo bianconero
per favorire la Juve si sono alla fine ridotti a questo.
In tutto, inizialmente, erano 50 le partite
ritenute taroccate. Ne sono rimaste cinque di cui due arbitrate da arbitri
assolti!
Ma per chi aveva seguito il processo fin dal
primo grado di Napoli tale scelta era nell’aria.
Così facendo nessuno va in prigione.
Il 99% delle accuse è stato smontato ma essendo
intervenuta la prescrizione si lascia il campo libero alle illazioni e alle
condanne morali.
Ciò potrà servire anche alla FIGC per
difendersi dalla richiesta di danni della Juve, perché anche se annacquata la
condanna del secondo grado rimane.
E
les jeux sont faits.
La Juve ha ripreso a vincere e la maggioranza
dei “tifosi” bianconeri è felice.
I tifosi delle altre squadre pure, perché
avranno ufficialmente d’ora in avanti sempre un colpevole verso il quale
puntare il dito quando perdono (cioè, almanacchi alla mano, quasi sempre).
I media sono già in prima linea. La
disinformazione ha già cominciato il suo rutilante percorso e i primi
pennivendoli hanno già emesso le loro di sentenze. Spregevoli, degni del 74°
posto nella classifica mondiale circa la libertà di stampa.
Questo ci ha detto la Cassazione.
L’unica considerazione che rimane da fare è
quella della speranza di non trovarcisi mai dentro, alla giustizia.
Una giustizia degnissima di questo paese.
venerdì 5 dicembre 2014
Gli Struzzi (Tratto da JU29RO)
Gli struzzi

Ma quelle telefonate fecero crollare definitivamente parecchie certezze e convinzioni dei colpevolisti della prima ora, che si affannarono (e si affannano) a cercare pretesti per far comunque passare il messaggio che i comportamenti di Moggi erano i più gravi, oppure che gli altri dirigenti che telefonavano ai designatori lo facevano solo per difendersi dalla “cupola”, cupola che in base hai fatti non ha mai truccato nessun campionato. Adesso ogni qual volta quelle telefonate tornano alla ribalta mandano in crisi i colpevolisti di cui sopra.
Ad esempio l’altro giorno a Milano si è celebrata una nuova udienza del processo scaturito dalla denuncia per diffamazione promossa da Gianfelice Facchetti nei confronti di Moggi, procedimento di cui avevamo già parlato qui e qui . E, puntualmente, la verità è tornata a galla. Ha testimoniato Paolo Bertini, dicendo ciò che noi sappiamo da tempo e cioè che ricevette una visita dell’allora presidente dell’Inter prima della semifinale di Coppa Italia del 2005 Cagliari-Inter. Entrare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita era proibito, ma Facchetti si spinse addirittura a commentare lo score dell’arbitro toscano con la sua squadra: 4 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte, consigliando neanche troppo velatamente di cercare “di far crescere la casella delle vittorie”.
Dichiarazioni di Bertini che trovano conferma nelle telefonate fatte al designatore Bergamo: Facchetti prima della partita, Bertini dopo. Per chi volesse risentirsele eccole: questa e questa . Ed è bello vedere ancora una volta come i media che hanno permesso lo scempio del 2006 cadano dalle nuvole a proposito di fatti accertati da anni. E non solo loro. Javier Zanetti, simbolo di “interismo”, interrogato sulla questione durante la stessa udienza non ricorda. Peccato che non ricordi: con la sua testimonianza avrebbe potuto ben supportarei proclami di onestà portati avanti per anni, gli smoking bianchi, gli scudetti di cartone, e l'autoproclamata superiorità morale della più gloriosa squadra d’Italia.
Se Zanetti non ricorda il suo ex presidente non si presenta. Esibisce un certificato medico poiché è malato. Poverino, eppure avrebbe tante cose da spiegare, in primis a Gianfelice Facchetti. Dovrebbe spiegargli infatti perché ha incaricato fior fior di avvocati di andare in tribunale a dire che nella vicenda del dossieraggio Telecom l'Inter era innocente, e casomai a dare l'incarico era stato Facchetti senza aver alcun mandato dalla società. E a proposito di quest’ultimo argomento dovrebbe anche spiegarci come mai ha commissionato al tiger team di Tavaroli ( secondo quanto testimoniato da Tavaroli e Cipriani nel processo Telecom) uno spionaggio illegale su dirigenti, clubs e calciatori di serie A. In seguito s'è scoperto che i principali indagati di calciopoli erano stati dossierati dal Tiger Team. Ma che strana coincidenza vero? Ma Moratti sta male e non può presentarsi. C’è da sperare che questa malattia non si ripresenti ai primi di Febbraio, quando si terrà la prossima udienza di questo procedimento.
Nel frattempo anche alla Gazzetta non ricordano, infatti presentano il contenuto dell’udienza in un trafiletto striminzito nel quale delle dichiarazioni di Bertini non c’è traccia. Capiamo la crisi, capiamo che si vende poco da qualche anno, ma dal passare dai titoloni a nove colonne al trafiletto striminzito senza soluzione di continuità ce ne passa. Ma in Rcs “nascono interisti”, bisogna in qualche modo “orientare” l’opinione pubblica come ha detto il direttore della rosea Monti. E nel frattempo, dirigenti, ex giocatori, direttori di giornali, giornalisti restano tutti lì, sotto la sabbia come da quattro anni a questa parte. A loro uso e consumo ricordiamo alcuni fatti:
- Le conversazioni con i designatori non erano nè esclusive (li chiamavano tutti), né proibite, sono state rese tali solo dopo Farsopoli, nel 2007;
- Le conversazioni con gli arbitri invece erano proibite già nel 2004 e non c’è una sola telefonata in cui Luciano Moggi parli con un arbitro ad eccezione dei pochi secondi che gli servirono per sbattere il telefono in faccia a Paparesta dopo Reggina-Juve. Facchetti, invece, parlava tranquillamente con De Santis e Nucini, ad esempio;
- Era proibito andare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita, non dopo. Anche questa cosa, stando agli atti, Moggi non l’ha mai fatta;
- Non è vero che le conversazioni di Luciano Moggi fossero più gravi di quelle degli altri, è vero semmai il contrario.
- Le conversazioni con i designatori non erano nè esclusive (li chiamavano tutti), né proibite, sono state rese tali solo dopo Farsopoli, nel 2007;
- Le conversazioni con gli arbitri invece erano proibite già nel 2004 e non c’è una sola telefonata in cui Luciano Moggi parli con un arbitro ad eccezione dei pochi secondi che gli servirono per sbattere il telefono in faccia a Paparesta dopo Reggina-Juve. Facchetti, invece, parlava tranquillamente con De Santis e Nucini, ad esempio;
- Era proibito andare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita, non dopo. Anche questa cosa, stando agli atti, Moggi non l’ha mai fatta;
- Non è vero che le conversazioni di Luciano Moggi fossero più gravi di quelle degli altri, è vero semmai il contrario.
Nell’unica telefonata con Bergamo in cui Moggi parla di griglie ("allora vedi che s'era fatta uguale"), si è appurato al processo di Napoli che proprio uguale non s'era fatta, visto che la griglia proposta da Moggi e quella reale non erano affatto eguali. Ma poi la composizione delle griglie era la classica “scoperta dell’acqua calda” considerando le preclusioni del regolamento. Il giornalista Pesciaroli del Corsport ha testimoniato in aula che lui era solito “fare le griglie” con una alta percentuale di successo nell'indovinare la griglia reale.
Per quanto riguarda Facchetti invece, abbiamo una telefonata al designatore dei guardalinee Mazzei al quale sembra suggerire un escamotage per pilotare (pilotare?) il sorteggio per avere Collina nella partita Inter-Juventus e dal quale sa in anticipo di un giorno la coppia di assistenti dell’arbitro. Luciano Moggi ha ricevuto un capo di imputazione per una telefonata in cui dice alla segretaria di conoscere già la terna arbitrale mezz'ora dopo il sorteggio. Poi ci sono le sopracitate telefonate riguardanti Cagliari-Inter di Coppa Italia (vinta dall’Inter) e un’altra in cui Facchetti dice a Bergamo di passare da Moratti perché c’è un “regalino” che lo aspetta. Per carità di patria non parliamo di Meani e del Milan.
Infine:
- Due processi ( I grado ed appello) in cui non sono state esibite prove che il campionato 2004/05 era truccato così come i relativi sorteggi ( a proposito qualcuno ha notizie del DVD scomparso?), mentre il 2005/06 non è mai stato indagato.
Questi alcuni fatti di calciopoli, che gli struzzi con la testa sotto la sabbia continuano ad ignorare. Speriamo per loro che prima o poi riescano a tirare la testa fuori dalla sabbia, anche perchè nel lungo periodo rischiano di soffocare.
Questi alcuni fatti di calciopoli, che gli struzzi con la testa sotto la sabbia continuano ad ignorare. Speriamo per loro che prima o poi riescano a tirare la testa fuori dalla sabbia, anche perchè nel lungo periodo rischiano di soffocare.
Da JU29RO
martedì 7 ottobre 2014
Dagli
alla Juve
Disgusto è la parola più adatta.
Il dopo partita di Juve Roma ha mostrato,
ancora una volta, l’essenza di un popolo che più e più volte non ha mancato di
dare prova della propria infima coscienza sociale e della propria
pusillanimità.
Potrei argomentare su ogni singolo episodio che
ha scatenato l’ira della “vittime predestinate” di un sistema che sistema non
è, ma sarebbe come tentare di svuotare l’oceano con un secchiello.
Da anni la Juve è stata scelta, additata e
innalzata quale vero problema dello sport italiano, quale mostro nonché
burattinaio di un sistema calcio marcio, corrotto, gestito misteriosamente da
dietro le quinte, in modo che la vittoria arrida sempre e solo a determinati
colori.
Niente di più comodo. Niente di più utile.
Niente di più falso ma fruttuoso. Niente di più italiano.
Prendiamo proprio la partita di domenica sera.
La Roma ha raggiunto il proprio obiettivo. Ha dichiarato, alla sesta giornata
di campionato, che tutto è già deciso.
Ne riparleremo a giugno, quando il campionato
finirà e qualunque sarà l’esito della competizione la società giallorossa nulla
potrà rimproverarsi.
Vincerà? Bene, lo avrà fatto contro i poteri
forti, lottando come solo lei sa fare.
Perderà? Era stato già detto, perché contro la
Juve nulla si può.
In un caso o nell’altro starà a posto con la
propria coscienza, ma soprattutto con i propri tifosi, i propri investitori, i
propri dirigenti.
Un film già visto.
Ci si è evoluti nel tempo. Fino a qualche anno
fa si aspettava la fine del campionato per scagliarsi contro i malfattori rei
di vincere più degli altri ora, evoluzione della specie, ci si pensa prima, ci
si dichiara truffati prima ancora che il campionato prenda davvero avvio, non
solo per permettere al proprio vittimismo di esplodere e placare i propri
complessi di inferiorità, ma nel becero e truffaldino tentativo di influenzare
arbitri e opinione pubblica.
E questo vale per la Roma come per la quasi totalità
delle altre squadre, grandi e piccole.
E’ sempre colpa di chi vince, perché chi vince
non può essere stato più forte, deve per forza aver rubato.
Lo gridò la Fiorentina, quando per la
favorevole congiunzione astrale si trovò a competere per un paio di anni ai vertici
della classifica. Lo gridarono il Perugia, la Lazio, l’Inter ma anche la
provinciale di turno, la squadra sull’orlo della retrocessione, la squadra che
avrebbe spiccato il volo se la Juve e il
suo malefico potere non gli avesse tarpato le ali.
Niente di più facile. Tifoserie intere,
dirigenti, giocatori, giornalisti tifosi, tifosi della domenica tutti possono
dormire meglio se c’è un orco da additare, un orco che ha portato via con l’inganno
la meritata vittoria, che fosse del campionato o di una singola partita.
E’ la storia ad insegnarcelo. La Storia con la
S maiuscola e la storia del calcio.
10 maggio 1981: Turone segna il gol a Torino contro
la Juve che avrebbe potuto consegnare il campionato alla Roma. Venne annullato.
Da allora il tifo anti Juve dei romanisti divenne virulento. Poco importa che
nel corso di quella stagione (come riportò un quotidiano di Roma) i giallorossi
usufruirono di un numero di errori arbitrali a favore senza i quali sarebbero
stati notevolmente dietro i bianconeri.
Poco importa la clamorosa rivelazione di Carlo Sassi,
mister moviola, anni dopo, con la quale confessò che la RAI di Roma aveva
truccato le immagini per negare un fuorigioco evidente in modo da innalzare il
tono delle polemiche.
Conta poco, niente, ci vuole ben altro per
abbattere una leggenda che serve maledettamente a tutti i pasdaran anti Juve.
Da allora e ancora di più oggi, l’unico grido è
“dagli allo juventino”, panacea di tutti i mali, giustificazione per tutte le
sconfitte, unica ed evidente verità da sbattere in prima pagina, sempre e
comunque.
Poco importa che nel 1982 la nazionale italiana
vinse il mondiale con una squadra fatta di ladri. In quell’occasione non erano
ladri, erano l’Italia e su un mondiale non ci sputa mai.
Gli anni passarono. La grande Inter spese una
valanga di soldi, inseguendo i sogni e le fantasie di un presidente poco
competente, e solo per quello avrebbe voluto e dovuto vincere tutto. Non andò
così, perché a Torino, con competenza e lungimiranza anche economica, si tirava
su una squadra mondiale restando in attivo a fine anno.
Poco importa che Oriali utilizzasse passaporti
falsi tanto da venire condannato in via definitiva a sei mesi di reclusione
(patteggiata e sostituita con 21.400 euro di multa) falsando decine di partite
e di conseguenza il campionato (http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Inter/Primo_Piano/2006/05_Maggio/25/patteggia.shtml).
I ladri veri erano gli juventini, queste erano
bazzecole. Così come non è contato che la stessa squadra taroccasse i bilanci,
vendesse e rivendesse il proprio marchio per ottenere bilanci migliori, si
affidasse alle plusvalenze fittizie e che nel 2005-2006 non aveva i requisiti
neanche per l’iscrizione al campionato di serie A (http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/sport/calcio/bilanci-inter/bilanci-inter/bilanci-inter.html).
Che volete che sia? Anche l’Inter era ed è una
vittima della Juve e questo è quello che più conta.
Ma torniamo alla Roma. Alla sgangherata ricerca
di prove inconfutabili della colpevolezza della Juve si parlò di regali agli
arbitri e l’intera vicenda finì come al solito: Juve pulita e con la storia dei
Rolex regalati agli arbitri da Sensi.
In quegli anni la Juve viaggiava ai vertici,
come sempre, chiudendo in attivo i bilanci e progettando (anni luce prima degli
altri) uno stadio di proprietà.
Gli altri, giallorossi primi fra tutti, che
facevano? Fidejussioni false (http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/06/Calcio_fideiussioni_documenti_delle_false_co_0_030806145.shtml),
passaporti ancora più falsi (http://www.repubblica.it/online/campionato/passa/passa/passa.html),
senza scomodare vecchie vicende internazionali come quelle dell’arbitro
Vautrot.
Solo questo? Macché: la potentissima Juve che
tutto controlla, si distrasse un attimo (unica spiegazione plausibile) e ad un
passo dal vincere il campionato 2000-01 si vide cambiare le regole in corsa,
che neanche nel torneo rionale dei mafiosi si permetterebbero di fare e dal
sabato alla domenica si permise a Nakata, altrimenti costretto in tribuna per
via della regola sugli extracomunitari, di scendere in campo ed essere decisivo
nella partita che consegnò il campionato ai giallorossi (http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Roma_con_Nakata_Assuncao_Sensi_co_10_0105054805.shtml).
Misteri d’oriente ancora irrisolti…
L’Italia rivinse i mondiali nel 2006 e la
finale sembrava essere un allenamento della Juve vista la quantità di giocatori
bianconeri, in entrambe le squadre, impegnati in campo.
Tutti in strada a festeggiare, perché gli
juventini erano sì ladri, ma solo per il campionato. Quando vincevano un
mondiale erano italiani, e bravi, a tutti gli effetti.
Calciopoli, che in qualunque altro paese al
mondo avrebbe fatto gridare allo scandalo per come è stata condotta ha finora
(secondo grado di giudizio) sancito una cosa, da sentenza: tutti campionati furono
regolari e nessuna partita fu truccata.
Eppure alla Juve furono tolti due scudetti e fu
mandata in B, perché il vero orco, il deus
ex machina era Moggi e andava abbattuto. Così fu fatto. Da tale Guido
Rossi, commissario straordinario FIGC, ex dirigente dell’Inter che regalò uno degli
scudetti, indovinate a chi?
Ora la Juve è tornata a vincere, senza Moggi,
ma… non era questione di Moggi. Il calcio non è stato ripulito come si pensava.
La Juve ruba sempre e comunque.
Anche perché si drogava. Vero? Il putiferio
scatenato anni prima da Zeman sul doping (guarda caso proprio mentre i tifosi
giallorossi assediavano Trigoria perché insoddisfatti della squadra) si
concluse anch’esso in Tribunale. Juve assolta, e l’unico rilievo che le fu mosso fu quello di eccessivo possesso di farmaci
leciti trovati negli armadietti.
Praticamente niente.
Mi si dirà: sì, però solo alla Juve è stata
trovata sta roba. Vero, ma è altrettanto vero che solo alla Juve venne mandata
l’ispezione! Nessun’altra squadra fu controllata. Come avrebbero potuto trovare
farmaci illeciti alle altre squadre non verificandolo?
Ma come? La detentrice del potere assoluto si
manda la Finanza solo a casa sua? Come in tutti gli altri casi sopra descritti,
nessuno ha mai risposto a ciò.
E arriviamo ad oggi.
Il presidente del CONI è Giovanni Malagò che ha
da poco sostituito Gianni Petrucci (sì, Petrucci, quello che quando un
giornalista gli fece notare che la situazione economica della Roma era assai
peggiore di quella del Napoli mandato in serie B, rispose che non avrebbero mai
punito la Roma per motivi di ordine pubblico…).
Malagò, ultrà giallorosso. Ah, Petrucci era
stato persino presidente della Roma per un breve periodo.
Chi è alla guida della Lega Calcio? Un tale
Maurizio Beretta, dal 2011 responsabile della struttura Identity and Communications di Unicredit, banca che sino all'agosto 2014 possedeva la maggioranza delle azioni della AS Roma. Conflitto d'interessi? Macché, altre bazzecole. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/12/as-roma-unicredit-si-e-liberata-di-un-altro-pezzo-della-costosa-eredita-di-geronzi/1089304/).
E la Federazione Italiana Giuoco Calcio? Beh, è
quella che fino ad oggi ha respinto ogni richiesta avanzata di revisione della
truffa di Calciopoli, arrivando a definirsi competente quando bisognava
condannare e incompetente quando bisognava rivisitare i fatti.
E il cerchio si chiude. Un cerchio partito dal
popolo italiano e dai suoi rappresentanti, accecati dal tifo al punto da
presentare interrogazioni parlamentari!
Con il paese che sta colando a picco loro danno
sfogo alle proprie frustrazioni sportive.
Concludo dicendo che domenica sera la partita
me la sono vista al PC, su di un canale straniero, col commento in inglese.
Nessun allarme lanciato, nessuna isteria, l’hanno
definita partita tesa ed equilibrata con vittoria della Juve meritata. Sono dei
pazzi? No, semplicemente hanno una cultura sportiva infinitamente superiore
alla nostra. Ah… e sono onesti.
Marco Milani
martedì 15 aprile 2014
venerdì 14 febbraio 2014
Strane sensazioni...
Bergomi, ex calciatore e attuale telecronista di Sky, in un'intervista ha rivelato che quando uscì Calciopoli capì il motivo di quelle "strane sensazioni" che provava giocando (e perdendo) contro la Juve.
Immaginiamo in quale punto del suo corpo provasse quelle sensazioni.
Ma una cosa ce la dovrebbe comunque spiegare: le sentenze finora emesse sia dalla giustizia sportiva che da quella ordinaria hanno sancito la regolarità dei campionati, di tutte le partite, dei sorteggi e delle direzioni arbitrali e la estraneità della Juventus a qualunque eventuale reato/illecito.
Dunque la Juventus vinse regolarmente quei campionati (ecco perché è pendente una richiesta di risarcimento danni contro la FIGC avanzata dalla Juve per 444 milioni di euro).
Quindi, cosa ha capito il buon Bergomi? In quella testolina quale illuminante pensiero doverebbe aver avuto?
Per dovere di cronaca ricordiamo che la foto postata in evidenza lo ritrae ai tempi del mondiale 1982, vinto al fianco di un branco di malfattori e criminali, dal momento che gran parte della rosa campione del mondo era bianconera.
Lì le "sensazioni strane non ce le aveva?
venerdì 24 gennaio 2014
La migliore battuta della storia!!!
Comunicato ufficiale dell'inter, del 23.1.2014 ore 18,31:
Il Presidente Thohir ha detto: "L'inter si è sempre distinta per integrità e lealtà, questa è la nostra missione: sostenere e continuare tale tradizione".
Inter, integrità e lealtà?
Ma fateci il piacere, prescritti corrotti pregiudicati, falsificatori di bilanci e passaporti, venditori di marchi, intercettatori illegali, delatori da modello 45, bevitori di caffè "corretti", dentimarci e "passi da noi che troverà un regalino".
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