La
parrucca.
Nella storia dell’uomo non di rado ci si è
imbattuti nell’utilizzo della parrucca o parrucchino che dir si voglia.
Una certa curiosità circa tale argomento è
scaturita in queste ultime ore in seguito alle goliardiche invettive della
tifoseria fiorentina rivolte all’allenatore della Juventus Antonio Conte.
Fermo restando che nel caso in questione
trattasi di trapianto, ho voluto approfondire l’argomento, cioè ho voluto
saperne di più circa gli utilizzi e gli scopi che tale espediente ha avuto nei
secoli.
Si narra che la parrucca venisse indossata da
grandi condottieri per camuffarsi e poter meglio tastare il polso delle proprie
truppe mercenarie e/o alleate.
Sempre nella antichità si ricorreva alla
parrucca per motivi di igiene, dal momento che si preferiva rasarsi a zero per
evitare i pidocchi.
Nel 1600, tra Inghilterra e Francia, si iniziò a
utilizzare tale espediente anche per motivi estetici e ben presto la parrucca
divenne uno status symbol allorché nobiltà e alta borghesia vi
ricorrevano per distinguersi dalla plebe.
Segno di distinzione quindi, come gli uomini di
legge di provenienza anglosassone.
Il carattere estetico tornò in auge nel secolo
scorso, quando negli anni ’70 molte donne ricorrevano alla parrucca per poter
esibire un “look” diverso dal solito.
Abbiamo quindi visto una serie di utilizzi
della parrucca, dalla antichità a oggi.
Per la partita Fiorentina-Juventus vi è stato un ricorso massiccio a tale
ammennicolo.
Tutti sappiamo come è andata a finire.
Ai fiorentini consigliamo pertanto un nuovo
utilizzo delle parrucche ostentate sabato sera.
Sugli effetti e le conseguenze di questo nuovo uso
ne sapremo di più nei prossimi giorni (se mai ce lo faranno sapere...), nel frattempo non possiamo che prendere
atto che tutte quelle parrucche, dopo le cinque pappine, non possono far altro
che metteresele…. indovinate dove?
Grimoaldo
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