Scommettiamo che la Juve quest’anno
ruberà lo scudetto alla Roma?
Scommettiamo che l’annata 2012-2013
rimarrà scolpita nelle menti dei “lupacchiotti” come uno dei più grandi furti
nella storia del calcio?
Al livello de “Er go’ de Turone”.
No, non sono un indovino, tanto meno
sono addentro agli ambienti romanisti (non sarei neanche vaccinato), si tratta
semplicemente di un film già visto.
E’ storia vecchia e senza scomodare Vico
coi suoi corsi e ricorsi storici, non fatichiamo affatto a riconoscere i
prodromi di una nuova campagna zemaniana.
La situazione è assolutamente
intellegibile: Zeman torna a Roma e come lui stesso ha detto, sarà
probabilmente la sua ultima chance di allenare una grande squadra. A Roma c’è
chi lo ama e c’è chi lo odia, un po’ come tutte le città nelle quali ha
allenato.
Anche questo è facilmente spiegabile:
gioca all’attacco e così affascina e illude molti; ma essendo molto limitato
per tutto il resto, non riesce a concludere una stagione vincendo e così i
tifosi meno ingenui e più pretenziosi, esaurita la pazienza, prendono ad
odiarlo perché inconcludente.
E non mi si prenda ad esempio Pescara
perché io mi riferisco al calcio di alti livelli, dove ti scontri almeno con
tre-quattro squadroni di caratura europea.
Ma torniamo alla Roma.
Zeman sa benissimo che le cose non
andranno molto diversamente anche quest’anno e forse il prossimo (se non lo
avranno già cacciato, magari dopo aver preso sei o sette gol da una diretta
concorrente) e così si porta avanti col lavoro.
Come Pietro l’eremita nel 1096, ha
iniziato ad arringare la plebaglia, i poveracci (qui intesi come poveracci del
calcio, che praticamente non hanno mai vinto un cavolo), gli eterni sconfitti;
li sta inquadrando per bene e per quando comincerà il campionato avrà bell’e
pronto un esercito di pezzenti pronto a scagliarsi sul nemico.
Zeman è davvero grottesco e paradossale,
ma ancora di più lo sono giornali e giornalisti, perché mai come in questo caso
si sono dimostrati faziosi e partigiani.
Il gioco di Zeman è chiaro come il sole e
se non ci possiamo aspettare che qualche tifoso romanista metta le cosa in
chiaro, magari pretendendo i risultati prima di avere già il colpevole a
portata di mano, deontologia, correttezza e lealtà lo esigerebbero dalla
categoria dei giornalisti.
La risposta purtroppo sta tutta nei
titoloni del Corriere dello Sport di questi giorni, coi quali il giornale
sportivo di Roma è già sceso al fianco del boemo, pronosticando squalifiche e
chissà cos’altro nei confronti di Conte, cercando fin d’ora il casus belli.
Si parla tanto di fair play, di bisogno
di onestà, di chiarezza nel calcio e nessuno apre bocca di fronte ad un gioco
sporco e scorretto che non tarderà a produrre gravissimi esiti, perché la
storia ce lo insegna che dagli oggi, dagli domani, il dramma poi salta fuori.
Nessuno che abbia il coraggio/onestà di
puntare il dito e magari raccomandare al boemo di stare zitto e pensare a casa
sua e che non è il caso di parlare degli scudetti della Juve aizzando vecchi e
mai sopiti odi.
Petrucci cosa fa? Il Presidente del CONI
così lesto che stava per appropriarsi di una vittoria agli europei senza averne
alcun merito presentandosi in TV a fare lo smargiasso e che predica tanto di
pulizia e lealtà sportiva, perché non bacchetta lo pseudo-allenatore?
Forse perché è il mister della sua Roma,
della quale fu anche presidente anni addietro?
Oltre tutto Zeman non è nuovo a questi
sotterfugi. Non dimentichiamo che tutto il processo doping (durato anni, con
enormi spese per la collettività e poi conclusosi come una bolla di sapone)
nacque dalle sue dichiarazioni, mentre la sua Rometta se la passava molto male,
coi tifosi urlanti avvinghiati ai cancelli di Trigoria e Sensi che rischiava la
vita anche solo a mettere il naso fuori dalla finestra.
Zeman fu allora davvero scaltro:
individuò il soggetto sul quale riversare l’odio montante in quel momento e le
orde di pezzenti (continuando nel parallelo con la crociata…) ebbero la
Juventus quale capro espiatorio.
Il maledettamente famoso “sentimento
popolare” grazie al quale hanno potuto commettere le più nefaste porcherie in
ambito giuridico e giuridico/sportivo, fece con Zeman un salto di qualità
enorme.
Anche con Farsopoli si sono visti i
risultati: le porcate le hanno fatte gli altri ma noi abbiamo pagato.
Zeman è solamente scaltro, non ha altre
grosse qualità tecniche.
Basterebbe riguardarsi la sua
deposizione in aula, quando, persino nella capitale della comicità, patria di
Totò e De Filippo, riuscì a far ridere tutti con la sua incapacità a farsi
capire e a mettere da parte il proprio egocentrismo. Fu davvero penoso.
Nessuno interviene, neanche la Gabanelli
col suo Report, che tempo fa addirittura gli dedicò un servizio trattandolo
come il nuovo messia.
Come può sfuggire questo evidente e
pericoloso atteggiamento del boemo agli occhi di chiunque sia anche solo un
poco onesto?
Per il proprio interesse personale non
esita a gettare benzina sul fuoco; per garantirsi qualche mese di tranquillità
prima che qualche sonora batosta come solo lui sa prendere lo metterà per
l’ennesima volta con le spalle al muro, non si fa scrupoli nel rinfocolare
vecchi odi e chissenefrega se qualcuno ci lascerà le penne.
Davvero una crociata dei (da) pezzenti…
Grimoaldo (Marco Milani)
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